Un Angelo bianco

La notte sì greve non porta ristoro,
con eco rombante di tuono
e dardi di fuoco,
che schiantan al suolo con luce accecante,
schiarente due ombre stagliatesi ai vetri,
tra l'oscure fauci,
che gocciolan pianto dal cielo
similmente a saliva,
di angeli neri
espulsi dal tempio del Padre,
dall'atavico tempo del Verbo iniziale.

Essenze di demoni oscuri,
avvolti da tetra clausura,
intridon la stanza silente.
Negli occhi,
divampa la fiamma infernale,
scrutando quel viso dormiente
del piccolo Essere a palpebre chiuse,
meticcio d'angelica e umana natura,
ch'ha ali argentate, sì chiuse a riposo,
tra riccioli d'oro,
dispersi sul tenero corpo di bimba innocente.

Un Angelo bianco, tessuto d'amore,
racchiude il mistero d'un angelo nero,
esplicito ai demoni,
effigi del male,
ch'attendon il giusto momento
del vile misfatto,
il fulcro del bieco baratto,
sancente il riscatto del nero sul bianco,
del buio imperioso su fulgida luce irradiante,
artefatto da artigli bestiali,
abiurando il destino prescritto da dita sacrali.

Qual fato risulterà indi avallato?
Soccombente alla spira del vile serpente
o aderente alla progenie dell'imperituro bene,
ancestrale genesi universale?

Nota: Estrapolata dal primo libro della mia trilogia fantasy La Stirpe di Luce.