Vorrei serenità diffusa

Vorrei serenità diffusa
come sui prati primavera
che porta il vento d’orizzonte
come il suo sguardo
dove si posa,
sorso di primula
sorriso d’una rosa.
Ma se m’attardo
sui volti in questa strada
il sole tiepido non scalda
persiste l’ombra gelida
e la contorta scia
del graffio d’una spina.
Non bastano sue labbra
ferite a sangue
lo strazio dolce sullo stelo
lo sforzo
di mordere la luce
ché pervada.
Però un pallore diafano rimane
ebbro d’ostinazione
per me dono di brezza,
il suo profumo.