Colori d'Autunno

Fin dai primi nostri viaggi in Valle d'Aosta Mario mi aveva fatto notare come il paesaggio cambi repentinamente a Quincinetto dove si entra in galleria in un panorama di pianura, e all'uscita dalla galleria improvvisamente si apre la valle con le sue montagne che gettano la loro ombra fin sull'autostrada. Molto più vicine e selvagge a sinistra, più lontane a destra dove i paesi si susseguono numerosi lungo la strada statale che conduce ad Aosta. Anche quel mattino d'autunno del 1984 percorrevamo in auto l'autostrada e sapevamo quale sarebbe stato lo spettacolo all'uscita dalla galleria. E lo spettacolo della natura era veramente sconvolgente, mai come quel mattino avevo guardato i colori venirci incontro, i colori delle foglie degli alberi e di tutta una vegetazione selvaggia e incombente che ci offriva tutte le tonalità del giallo, del verde, del marrone, del rosso. La natura ci avvolgeva nella sua meraviglia e ci lasciava silenziosi e ammaliati. Ma quella mattina c'era qualcosa d'altro che percepivo nell'abitacolo, qualcosa che assomigliava al dolore, all'angoscia. Il silenzio di Mario era diverso dal solito, era un silenzio che mi obbligò a spostare lo sguardo verso di lui. E lui aveva gli occhi, quei suoi occhi così particolari, pieni di lacrime.
Cosa c'è, Mario cosa c'è. Non mi rispose subito, ma poi...Sto pensando che non vedrò più tutto questo. Non potevo aiutarlo, non c'era niente che potessi dire perché anch'io sapevo che era vero. Ormai gli attacchi di angina erano quasi giornalieri e ho ancora nelle orecchie il rumore delle pastiglie di trinitrina che teneva sempre in tasca. Non c'era davvero niente che potessi dire, e così mi limitai ad accarezzargli un braccio, arrabbiata per la mia inutilità, la mia impotenza.
La nostra auto continuò il suo viaggio lungo l'autostrada, accarezzata dal tiepido sole autunnale, e, a tratti, dall'ombra delle montagne. Montagne all'improvviso tristi, colori all'improvviso sbiaditi.
Per Mario non ci fu un altro autunno.