Felice e i 40 euro

Stava fissando quella cifra, € 990,00! Sua moglie gli strinse il braccio, segno inequivocabile che aveva scelto, una scelta che lui condivideva ma che era fuori budget, di poco ma pur sempre oltre le loro risorse. Per mesi avevano fatto la cresta sulla spesa, tirando la cinghia e dopo mille sacrifici erano riusciti a racimolare € 950,00 da spendere per acquistare la tanto desiderata cucina. In realtà dopo molte visite nei vari punti vendita sapevano di poter spendere meno, ma adesso sembrava avessero trovato qualcosa di speciale che piaceva a entrambi. Lei stringeva sempre più forte finché lui si divincolò delicatamente e la guardò negli occhi. Amava sua moglie e lei era fiera di quell'uomo che era riuscito dove moltissimi suoi compatrioti avevano fallito; si era integrato.
Nove anni prima era arrivato con il suo carico di speranze e tanta volontà sicuro di poter costruire una base solida per accogliere la sua famiglia. A quei tempi erano ancora fidanzati e lei era scettica sulla sua idea di emigrare ma dopo giorni di confronti con i vari familiari lui era riuscito ad ottenere il benestare della maggioranza del clan così che, raccolti i soldi per il viaggio, lasciò il paese in cerca di un posto dove avere una prospettiva di lavoro per il futuro. Fu fortunato perché il suo viaggio via terra e via mare filò liscio come l'olio, nessun incidente, nessun contrattempo; in seguito avrebbe realizzato come finissero spesso in tragedia quei viaggi. Dopo un anno di sfruttamento da parte di una società agricola che lo faceva lavorare oltre il limite umano, ebbe la fortuna di conoscere un suo conterraneo che era riuscito a trasferirsi in una zona dove i lavoratori africani venivano assunti regolarmente per i più svariati tipi di impieghi e dopo qualche giorno di titubanze, decise di tentare la fortuna e di raggiungere il suo nuovo amico. Trascorsi alcuni giorni dal suo arrivo in città riuscì, grazie anche ai suoi conterranei presenti da tempo, ad ottenere un colloquio di lavoro e l'immediata assunzione: avrebbe cominciato il giorno successivo come manovale in un'impresa che si occupava di opere stradali. Il suo carattere mite e il sorriso sempre stampato sulle labbra lo fecero diventare una sorta di mascotte per tutti i colleghi che chiedevano spesso di poter lavorare con lui e con il tempo riuscì ad imparare così bene il mestiere fino a diventare capo squadra, e dopo due anni decise di farsi raggiungere dalla sua fidanzata. Lei poté raggiungerlo per vie ufficiali, senza dover affrontare il dramma del viaggio da clandestina e, come ad una principessa, lui le riservò all'arrivo una splendida accoglienza, infatti per l'avvenimento aveva chiesto, ed ottenuto, due giorni di permesso al suo capo. Nel frattempo era riuscito ad affittare un monolocale dove si rintanarono per due giorni interi. Nei giorni a seguire anche lei trovò un'occupazione presso una ditta di pulizie industriali. Lavoravano sodo e tutti i mesi spedivano un forte contributo ai loro familiari restati in patria. Poi si sposarono e lei rimase incinta, tuttavia lei lavorò fino a quando fu in grado di farlo e dopo un anno dalla nascita della bambina, nacque il fratellino. Il monolocale non bastava più e dopo un'attenta ricerca trovarono un piccolo appartamento in una zona abitata da parecchi connazionali. Questo permise a sua moglie di non perder completamente il lavoro riuscendo ad ottenere un part time; infatti le donne anziane del quartiere, dietro compenso, erano ben disposte a prendersi cura dei bambini di chi lavorava. Avevano delle spese piuttosto elevate, ma lavorando in due riuscivano comunque ad arrivare sempre a fine mese. L'abitazione non era ben messa, i vecchi mobili e l'angolo cottura arrugginito non facevano bella mostra e un po' alla volta, anno dopo anno, riuscirono a rendere sempre più accogliente la loro casa. Purtroppo sua moglie perse il lavoro e la crisi dilagante le chiuse qualsiasi strada per trovarne un altro e anche lui cominciò a fare i conti con la crisi; si lavorava sempre meno ed ovviamente il salario era sempre più basso. Continuando a far sacrifici erano riusciti ad accantonare un piccolo gruzzolo per comprare finalmente la tanto desiderata cucina e sua moglie, dopo anni costretta a cucinare con un fornelletto attaccato alla bombola del gas e a farsi prestare il frigo dei vicini, avrebbe realizzato il suo sogno; avere una cucina nuova.
Leggeva negli occhi della donna il desiderio e la gioia di poter prendere quella cucina, in fondo si trattava di €40.00, una sciocchezza per una catena di distribuzione del genere. Aspettò che passasse un addetto a quel reparto e dopo alcuni minuti vide avvicinarsi una ragazza che poteva avere si e no 25 anni e si rivolse a lei in maniera educata e gentile.
"Scusi signorina, posso chiedere a lei?"
La ragazza rispose altrettanto gentilmente.
"Mi dica, in cosa posso esserle utile?"
"Io e mia moglie avremmo deciso di acquistare questa cucina"
"Ottima scelta" Disse immediatamente la commessa senza lasciarlo finire di parlare "Se vuole le spiego alcuni dettagli sul come le verrà consegnata la cucina, gli eventuali accessori che potreste abbinarle e bla, bla bla" La ragazza non finiva più di parlare.
Felice stava sorseggiando il suo cappuccio accompagnandolo con un cornetto alla crema e, isolato dai rumori del grande centro commerciale, rivisitava con la mente gli ultimi avvenimenti della sua vita. Il viaggio in sud America l'aveva segnato profondamente: la morte di Franco, la convinzione di aver trovato qualcosa di eccezionale ma non riuscire a focalizzare cosa, la mente avvolta da sogni e immagini mescolate con realtà ed infine i suoi genitori, mamma e papà che lo trattavano come un ragazzino, nonostante i suoi 43 anni. Tutti questi pensieri furono interrotti dalle urla di un uomo che distava pochi metri da lui. Sembrava c'è l'avesse con una commessa del centro per qualche preciso motivo, lo vedeva chiaramente fare segni e gesti all'indirizzo di un cartellino affisso ad una cucina in esposizione; da quel che poteva capire lui, l'uomo doveva avere qualche problema con il prezzo della merce esposta. La sua curiosità prevalse su ogni altra distrazione e dopo aver pagato la consumazione si avvicinò, senza farsi notare, ai due litiganti. In realtà c'era una terza persona, una donna, che però sembrava non voler prendere parte a quella discussione. Adesso era veramente vicino e poteva sentire distintamente ciò che si stavano dicendo la commessa e l'avventore.
"Senta, lei mi ha detto che volevate comprare questa cucina e io mi sono immediatamente adoperata per venirvi incontro, quindi non continui a sostenere le sue strampalate teorie" La commessa non urlava ma era decisa a non mollare un colpo, al contrario l'uomo rispose urlando e faticando ad esprimersi correttamente, l'ira lo portava a mescolare l'italiano con il suo idioma d'origine tanto da farne scaturire una lingua incomprensibile. La donna al suo fianco, evidentemente la moglie o la sorella, tentava di calmarlo prendendolo per un braccio parlando nella loro lingua. Ma lui non voleva sentire ragioni e dopo aver tratto un bel respiro, probabilmente per calmarsi, proseguì nel sostenere le sue ragioni.
"Non mi hai lasciato finire di parlare, stavo per dirti che vogliamo questa cucina ma non abbiamo abbastanza soldi per comprarla, ma se ci fai un piccolo sconto la paghiamo subito, in contanti e ci arrangiamo a portarla via"
"Qui non siamo in una bottega o in un mercato, i prezzi esposti sono definitivi e nessuno può farle lo sconto. Si procuri il denaro mancante e avrà la sua cucina" La ragazza aveva parlato con tono distaccato senza lasciar trasparire emozioni, probabilmente era abituata a situazioni del genere e non farsi coinvolgere emotivamente doveva essere una difesa a simili situazioni. L'uomo non rispose, adesso la donna lo stava consolando ma entrambi avevano gli occhi lucidi, nei loro sguardi Felice vide sconforto e rassegnazione, non erano arrabbiati, erano avviliti. Certe scene lo colpivano nel profondo dell'animo, suo padre l'avrebbe esortato a girare i tacchi e proseguire per la sua strada, non poteva riparare a tutti i torti di questo mondo. Al contrario sua mamma avrebbe insistito, bisogna aiutare chi è in difficoltà, senza se e senza ma. Che situazione del cavolo, pensò Felice, dai papà, stavolta ha ragione la mamma, vediamo cosa posso fare. Si avvicinò ai due che nel frattempo erano restati impalati davanti alla cucina in esposizione e chiese a bassa voce:
"Qualcosa non va?" L'uomo neanche lo sentì mentre la donna si girò di scatto verso di lui, gli occhi grandi sgranati e ancora umidi trasmettevano comunque calore. Felice provò ad insistere.
"Vi ho sentito discutere, posso esservi utile?" Adesso anche l'uomo si accorse di lui e quasi ringhiando rispose "E tu chi sei? Cosa vuoi? Sei un commesso o un curioso?" La moglie lo trattenne "Stai calmo, ci ha solo fatto una domanda" "E io non voglio rispondere!" La donna invece era di tutt'altra idea.
"Ci scusi, abbiamo appena finito di discutere con una ragazza che lavora qui e siamo ancora un po' agitati"
"Questo lo avevo capito, mi interessava sapere perché avete discusso e soprattutto se posso esservi utile" Felice voleva capire fino a che punto potersi spingere e la donna pareva contenta del suo intervento.
"Ecco, ci servirebbero" Suo marito la strattonò pesantemente riprendendola nella loro lingua.
#Ma cosa fai? Vuoi farti prendere in giro? Stai zitta e andiamocene a casa, subito!#
#Mi sembra una brava persona, potremmo chiedere un prestito#
"Scusate" Li interruppe Felice "Ovviamente non ho capito una parola di ciò che avete detto, ma è altrettanto chiaro che la signora sia disposta ad ascoltarmi, al contrario di lei. In fondo vi ho solo chiesto se posso esservi utile, nient'altro" Il suo tono pacato e lo sguardo sincero calmarono l'altro che poi fece cenno alla moglie di parlare.
"Ci scusi di nuovo" Disse lei.
"Ok, ok me l'ha già detto, vada avanti"
"Vede, mio marito è in questo paese da nove anni e dopo tanti sacrifici!" La donna raccontò brevemente la loro storia ad un perfetto sconosciuto, ma qualcosa la induceva a non fermarsi. Felice ascoltò attentamente mentre il marito della donna annuiva con eloquenti gesti del capo, e alla fine.
"40 euro. 40 dannatissimi euro, tutto questo can can per 40 euro; siamo ridotti male" Sospirò Felice e poi proseguì con nuova spinta "Mi permettete di fare un esperimento?" La coppia adesso sembrava pendere dalle sue labbra, senza capire il perché stavano riponendo fiducia in quello che poteva benissimo essere uno squilibrato o un perdigiorno qualsiasi, ma lo invitarono a provare a fare ciò che voleva.
"Bene, grazie" Felice si mise in mezzo alla corsia del centro commerciale e, come fosse un intrattenitore del medioevo, cominciò ad attirare l'attenzione dei passanti.
"Vedete signore e signori, i miei due amici vorrebbero comprare quella cucina. Da anni risparmiano per realizzare il loro sogno e oggi sono ad un passo dal dovervi rinunciare. 40 euro li separano dal loro desiderio, sì, avete capito bene, 40 euro. Se ognuno di noi rinuncia a qualcosa e gli regala un euro, nel giro di un quarto d'ora avremo risolto il loro problema; chi è disposto a rinunciare ad un caffè per aiutare i miei amici?" Nel frattempo si era radunato un nutrito gruppo di passanti attorno a lui e le sue ultime parole furono sentite chiaramente da almeno una ventina di persone. Alcuni di loro ripresero a camminare nella direzione in cui si stavano dirigendo, altri fecero finta di niente e poi presero direzioni diverse, infine solo una donna con due bambinetti restò lì e resasi conto di essere osservata da quello strano personaggio prese per mano i due piccoli per andarsene via. Ma i due bambini puntarono i piedi e la bambina, che poteva avere 9 o 10 anni si rivolse alla madre.
"Ma su mamma dai un euro a quel signore" "No mamma, danne tre, uno per me, uno per te e uno per lei" Intervenne il maschietto appena più piccolo della sorella. La donna stava sorridendo a denti stretti, paralizzata dall'imbarazzo era indecisa sul da farsi e Felice cercò quindi di toglierla da quella situazione.
"Non si preoccupi signora, vada pure. Avrà le sue faccende da sbrigare e io non voglio farle perdere tempo"
Ma i bambini sembravano irremovibili "No mamma! Dai, aiutiamo i poveri, lo dici sempre che bisogna aiutare i poveri" Adesso l'imbarazzo era generale e la donna infilò la mano nella borsa da dove estrasse il portafoglio. Lo aprì cercando delle monete ma non ne trovò. Afferrò allora a malincuore una banconota da 5 euro e la tese a Felice che, dopo averla presa, la restituì ai bambini.
"Grazie bambini, adesso con questi soldini vi fate comprare il gelato dalla mamma"
"Siiii!!" Ulularono i due piccoli e senza aggiungere altro la donna si allontanò rapidamente senza voltarsi a guardare.
"Ecco, questa è la dimostrazione di ciò che penso, lo sapevo" Felice parlava da solo ma ad alta voce e i due nuovi amici lo sentirono chiaramente, allora la donna domandò:
"Tutto ok?"
"No!" Rispose lui "Oggi avete potuto vedere con i vostri occhi quello che sostengo da parecchio tempo: gli alieni ci stanno invadendo, il loro è un piano lungo e articolato che ci porterà al completo annullamento, non avremo più una nostra personalità, non" Si interruppe di colpo, stava esagerando "Ma prima che mi prendiate per pazzo ecco, tenete, io spero di avere ancora un cuore. Siete una bella coppia, vi auguro ogni sorta di felicità e gioia"
"Ma tu, come ti chiami?" Chiese l'uomo che fino a quel momento non aveva aperto bocca.
"Felice, io sono Felice, di nome e di fatto" E si allontanò da loro fischiettando.
"Caro guarda!" La donna teneva in mano delle banconote: 40 euro.
"Quello non è Felice" Rispose l'uomo "E' un santo"