Felice e l'esistenza di Dio

"Sei sicuro di aver fatto la cosa giusta?" Aurora non aveva condiviso appieno la scelta di Felice di lasciare la piccola in quel centro di accoglienza per orfani e dispersi. D'altronde non potendo fare altrimenti lui si era visto costretto ad imporsi con la compagna, alzando la tensione tra loro. "No, sono sicuro di aver fatto la cosa sbagliata, ma l'unica possibile, non possiamo salvare tutto il mondo" Lei cercò di capire, ma il suo animo sensibile spesso le rendeva impossibile comprendere le migliaia di ingiustizie di questo mondo, Aurora era un'idealista pronta a sacrificarsi per il bene degli altri, eppure questa prima esperienza, vissuta ai limiti della realtà, le aveva aperto gli occhi sulla grande complessità della vita. Adesso, sbollita la rabbia, capiva che lui aveva agito per il meglio, quella bambina non aveva familiari e dopo la dura esperienza con gli scuri doveva provare a reintegrarsi tra la sua gente e forse quell'istituto dall'aspetto scalcinato avrebbe aiutato la piccola a ricominciare una nuova vita.
"Scusa!" Disse Felice senza guardarla in faccia, lei si avvicinò a lui che stava sistemando lo zaino e lo abbracciò dal dietro appoggiando la testa alla sua schiena. Quel contatto accese la passione e lui si girò verso la donna che lo baciò con fervore ma poi si staccò dal compagno con decisione "Anche io ti amo, ma adesso dobbiamo darci una mossa, hai deciso di non imbarcarti sul nostro volo per il Brasile perché devi concludere qualcosa qui in Africa; sono con te" Lui non rispose, si limitò a guardarla facendole capire quanto fosse contento della sua presenza. In pochi attimi finirono di preparare i propri bagagli e dopo aver fatto colazione e pagato il conto, si avviarono verso un caseggiato poco lontano, un addetto dell'albergo li aveva indirizzati lì per trovare un mezzo di trasporto. Per fortuna Aurora se la cavava con le lingue e riuscì a farsi capire dall'uomo che gestiva quella specie di autonoleggio. "In Nigeria, si. A Sokoto. Ho capito che è pericoloso, ma dobbiamo arrivarci in un modo o nell'altro. Va bene, staremo attenti, ti paghiamo tutto in anticipo, così se qualcosa andrà male tu non ci rimetterai nulla. Ok, ok siamo pazzi, ma tu procuraci il mezzo con tutte le indicazioni per arrivare velocemente a destinazione e non te ne pentirai. Va bene, lo dirò anche a lui, grazie" Felice la fissò con aria interrogativa "Ha detto che andiamo incontro ai guai. Uscire da Gao senza un lasciapassare equivale a farsi arrestare o peggio ammazzare e poi l'idea che noi si voglia raggiungere Sokoto lo fa rabbrividire; i viandanti del deserto riportano brutte cose su quel posto e ci sconsiglia di avvicinarci a quella città, ma tu non lo ascolterai, vero?" Chiese infine Aurora conoscendo già la risposta. Lui cercò di stemperare la tensione e provò a parlare con calma, quasi sorridendo "Ho imparato ad ascoltare i miei sogni, le loro parole, i gesti e le allusioni. Mi stanno preparando da anni e adesso penso sia giunto il momento di seguire le loro indicazioni. Stanotte uno di loro mi ha fatto capire di dover raggiungere Sokoto dove dovrò incontrare un personaggio religioso della Nigeria molto in vista, non mi ha spiegato il perché ma ormai siamo in ballo e ci conviene ballare" Lei lo abbracciò e lo baciò sonoramente sulla guancia, emanava energia e felicità da tutti i pori "Grazie amore, grazie" Felice la guardò confuso mentre faceva una smorfia e lei precisò "Hai detto siamo, non sono, siamo" Allora lui capì e scoppiò in una risata liberatoria, erano una bella coppia. Nel frattempo li raggiunse il noleggiatore con una specie di fuoristrada che non rendeva giustizia all'appellativo di autovettura; era un catorcio "E noi dovremmo fare migliaia di chilometri con questo rottame?" Sbottò Felice contrariato. L'africano guardò Aurora che con un cenno d'intesa gli fece intendere che era tutto sotto controllo, ma Felice mangiò la foglia "Quali segreti mi nascondete?" "Sali che poi ti spiego" Tagliò corto lei e prima di accomodarsi sulla vettura saldò il conto con il noleggiatore che dopo aver contato i soldi sorrise mostrando la sua bocca sdentata "Ok?" Fece cenno Aurora "Ok" Rispose lui con il pollice in alto.
Lei fece spostare Felice sul lato passeggeri e si mise alla guida senza dir parola "Adesso mi spieghi quello che..." "Ssssttt. Ti amo. Aspetta due minuti per favore" Lui aspettò pazientemente e dopo circa mezzo chilometro lei accostò la macchina vicino ad un malconcio caseggiato da dove uscirono d'incanto due uomini carichi di zaini e borsoni "E questi chi sarebbero?" Felice si rese conto di essere caduto nella tela del ragno e scese dall'auto visibilmente frustrato. Lei non rispose, si avvicinò invece ai due e diede istruzioni; in pochi attimi caricarono i loro bagagli e si accomodarono sui sedili anteriori. Aurora fece cenno a Felice di prendere posto dietro e poi si accomodò di fianco a lui che adesso la stava fissando in cagnesco. "Va bene, mi sono un po' allargata, hai ragione. Ascoltami, per le vie di comunicazione tradizionali se tutto filava liscio avremmo impiegato tre o quattro giorni per raggiungere Sokoto, senza lasciapassare avremmo corso parecchi rischi. Invece grazie a loro useremo una vecchia pista che taglia attraverso il Niger, sfioreremo la cittadina di Sanam e giungeremo rapidamente a Sokoto. Abbiamo pensato a tutto, siamo carichi di provviste e carburante, saremo veloci ed invisibili" Felice non obiettò, qualcosa in lui stava cambiando. Un tempo si sarebbe adirato per una faccenda simile, oggi comprendeva che ogni cosa aveva un suo perché; se Aurora aveva deciso per quella soluzione significava che era giusto così e senza dir nulla prese le mani della donna e le strinse affettuosamente, lei ricambiò mentre una lacrima le rigava una guancia.
Il viaggio si rivelò per quello che doveva essere, duro e stressante. Il caldo era soffocante e si aveva la sensazione di viaggiare su Marte tra distese aride e sterminate, ma le due guide sembravano sapere il fatto loro e continuavano a rassicurarli sulla buona riuscita dell'impresa. Felice si assopì e come ormai sempre più spesso accadeva fece un sogno: si trovava all'esterno di un casolare diroccato ed isolato e sentendo delle voci provò a sbirciarvi all'interno. Non riusciva a capire bene cosa stesse accadendo, intravide alcune figure vestite in modo strano che discutevano animatamente e all'improvviso una di loro, una donna, si voltò verso di lui e lo indicò a tutti gli altri; Felice arretrò istintivamente e senza accorgersi inciampò e cadde rovinosamente all'indietro sbattendo violentemente il capo a terra.
"Ahia! Maledizione" Le sue imprecazioni destarono Aurora che subito si rivolse a lui con affetto "Un altro dei tuoi sogni?" "No cazzo! Cioè si, ma ho sbattuto la testa contro la sbarra dei sedili" Lei sorrise e anche lui non riuscì a trattenersi e scoppiò in una risata liberatoria. Le due guide si voltarono e si unirono alle risa, erano stanchi e ridere dava loro sollievo "Dobbiamo fermarci a Sanam" Disse uno dei due rivolto ad Aurora "Non era nei patti" Rispose lei "Già, ma la macchina ha bisogno di manutenzione, il deserto ha fatto più danni del previsto" Poteva essere una menzogna, ma fino a quel momento i due si erano rivelati ottimi elementi, perché dubitare? "Ok. ma solo per il tempo necessario" "Certo, solo il tempo necessario" Aurora notò un moto di terrore nello sguardo dell'altra guida che fin lì non aveva aperto bocca.
"Cosa c'è?" Chiese Felice "Un contrattempo, faremo tappa a Sanam. Non dire nulla, hai ragione, non era previsto, ma le guide.." Lui poggiò delicatamente un dito sulle labbra della ragazza "Shh, non devi spiegarmi nulla. Se il destino ci porta in quel luogo ci sarà un motivo e se non c'è avremo visto un posto nuovo" Felice stava cambiando rapidamente e lei si rese conto di avere a che fare con un uomo fantastico che in qualche modo aveva aperto il suo cuore al mondo; baciò delicatamente il suo dito e fece cenno di aver capito.
Sanam era un agglomerato di casupole e catapecchie dove la gente viveva di quel poco che riusciva a trarre dall'agricoltura e dall'allevamento, le due guide promisero di metterci poco tempo, conoscevano un uomo che possedeva una piccola officina, li avrebbe serviti subito. Felice non sembrava interessato alla cosa; strano, pensò Aurora, dov'era finita tutta la sua fretta? Lui allungò la mano a cercare quella della compagna e lei la strinse tra le sue dita sentendosi pervasa da un'energia incredibile che le offuscò la mente. Dopo un attimo di smarrimento riprese possesso delle sue azioni e si trovò in mezzo a delle donne che stavano cercando di dissodare la terra. Felice era qualche metro davanti a lei chinato vicino a una delle contadine e la stava aiutando nel suo lavoro. Aurora si avvicinò e chiese "Ma cosa fai?" "Aiuto quest'anziana signora, ha le mani devastate dall'artrite e non riesce più a lavorare" "Ma noi dobbiamo andarcene, dobbiamo proseguire il nostro viaggio, hai dimenticato?" "No, so perfettamente dove dobbiamo andare, ma questa donna ha bisogno di aiuto adesso" Aurora si avvicinò ulteriormente ai due, osservò la contadina e capì perché Felice si stava comportando a quel modo, oltre alle mani devastate, la donna era anche cieca e stava solo trafficando con un attrezzo scalcinato senza fare nulla di utile. Le donne vicino a loro osservavano la scena e con lo sguardo diedero ad intendere ciò che Felice aveva già capito, lasciavano che l'anziana trafficasse con i suoi attrezzi facendola sentire ancora utile e parte del gruppo. Felice sussurrò all'anziana "Signora, siamo stranieri, ha voglia di accompagnarci a vedere il tempio della comunità?" Aurora lo guardo di sbieco "E come pensi che possa aver capito il tuo italiano? Forse capirà a malapena il mio francese o l'inglese" Nel frattempo l'anziana si era alzata e con movimenti lenti, ma allo stesso tempo eleganti, si era sistemata il vestito che la copriva dalle spalle ai piedi, nonostante l'età e la vita dura era ancora una splendida signora. Con un gesto fece cenno loro di seguirla e tese la mano verso Aurora che immediatamente la prese vicino a se. "Io capisco tante lingue ragazza mia, vi stavo aspettando" Aurora fu colpita da quelle parole e l'anziana comprese il suo stato d'animo "Vi ho sognato qualche tempo fa e i signori della luce mi hanno indicato voi come eredi della conoscenza. Non stiamo sognando questa è la vita reale, siete nella mia città, osservate voi che potete, guardate in che modo siamo costretti a vivere. La nostra terra è povera ma volendo si potrebbe migliorare questa situazione, purtroppo fa comodo a tanti avere migliaia di poveracci disposti a tutto pur di sopravvivere" "Perché non ve ne andate?" Chiese Aurora che immediatamente si pentì di quella domanda "Dovunque ci trasferissimo saremmo sempre degli accampati. L'Africa è enorme, ma poco vivibile, siamo in tanti e le poche zone veramente abitabili sono per i ricchi e i potenti. Per stare in certe zone dovremmo tornare a vivere come i nostri antenati, in simbiosi con la natura, ma ormai la società moderna non lo permette più. Siamo arrivati" I tre erano davanti ad un edificio che poteva essere una piccola moschea, o una chiesa o un qualsiasi luogo di culto in miniatura "Entriamo" Li sollecitò la donna "Venite, questo è il luogo di culto di Sanam" Felice osservò quel luogo da un punto di vista tecnico, aveva notato una sola porta d'accesso, alcune finestre in alto facevano entrare un po' d'aria e poca luce, la struttura era un misto di mattoni secchi, paglia legno e calce; in caso d'incendio sarebbe stato impossibile fuggire. Aurora invece si era concentrata sull'aspetto spirituale e subito pose una domanda alla donna "Ma qui che religione professate? Non ci sono simboli, altari, nulla. Che funzioni svolgete qui?" Anche Felice si stava per chiedere le stesse cose, per loro era inconcepibile vedere un luogo di culto così spoglio e desolante. La donna percepì le loro sensazioni e rispose scandendo bene le parole: "Qui la gente si incontra per trovare la pace con se stessi. Noi non professiamo nessuna religione specifica, noi crediamo nel creatore supremo, non abbiamo bisogno di simboli, di preghiere, di testi che ci dicano cosa è giusto e cosa è sbagliato. Gli animali non hanno nessuna guida ma dal momento in cui nascono al momento in cui muoiono sanno come comportarsi e se non vengono disturbati dall'uomo vivono in armonia con la natura. Vai a Sokoto Felice, segui il tuo cuore, liberaci dagli scuri, sono la nostra rovina" La donna si accasciò a terra, svenuta. Aurora e Felice la soccorsero immediatamente ma in quel momento una voce alle loro spalle li riportò alla realtà "La macchina è pronta signori, quando volete ripartiamo"
Prima di riprendere il viaggio avevano chiamato qualcuno per soccorrere l'anziana e immediatamente erano sopraggiunte le figlie della donna, tre giovani ed energiche ragazzone "Fa sempre così, è l'età" Esordì una di loro "Vi ha raccontato qualche strana storia?" Chiese un'altra in perfetto inglese. Un'occhiata d'intesa e Felice e Aurora decisero di non far parola della conversazione avuta con la donna. Per fortuna le ragazze non diedero seguito alle domande e dopo averli ringraziati per l'aiuto condussero la madre verso l'uscita, un po' d'aria l'avrebbe aiutata a rinsavire.
In macchina stavano ripensando a ciò che era accaduto e mentre le guide canticchiavano un motivo incomprensibile Aurora ripensò alla faccia della guida nel sentir parlare di Sanam e allora decise di chiedere una spiegazione rivolgendosi all'uomo e con fare autoritario, ma comunque educato, lo avvicinò con la testa poggiata sul suo sedile "Perché avevi paura di fermarti a Sanam?" La domanda colse di sorpresa la guida che rallentò la macchina fino a fermarsi, l'altro non aveva capito cosa stesse accadendo ma la faccia del compagno gli chiarì la situazione "Cosa vuoi donna? Cosa vuoi sapere? Vi stiamo conducendo alla meta senza problemi, non vi basta?" Adesso anche Felice si era avvicinato e pur capendo poco ascoltava interessato "Ho fatto una semplice domanda al tuo amico, non ha la lingua per rispondere?" No, non aveva coraggio di parlare, allora fu la prima guida che in un misto di inglese e italiano cercò di farsi capire anche da Felice "Un tempo il suo compagno in questi viaggi era suo fratello. Durante un trasporto furono costretti a far tappa a Sanam e nel periodo della sosta suo fratello conobbe una vecchia cieca che lo condusse nel luogo dove vi ho rintracciato io. La vecchia convinse l'uomo ad abbandonare la sua vita e ad unirsi alla gente di Sanam, il mio compagno si oppose e cercò di portar via il fratello, ma proprio quando sembrava che le cose si stessero sistemando fu proprio il ragazzo a dire al fratello che non voleva più avere niente a che fare con lui e con la sua vita passata, doveva lasciarlo stare, non si sarebbero più rivisti. E così fu, da anni non si hanno più notizie di Chris" "Ma allora a maggior ragione dovrebbe tornarci più spesso" Ribatté Aurora "No, è un brutto posto, non va bene, non va proprio bene" Detto ciò la guida si girò in avanti e fece cenno al compagno di ripartire, se tutto filava liscio nel volgere di un paio d'ore sarebbero giunti a Sokoto e allora la loro missione sarebbe terminata e tanti saluti agli stravaganti europei.
"E tu non dici niente? Non parli più, non ti preoccupi di nulla, cosa c'è?" Aurora era stanca e un senso di frustrazione ed impotenza l'avevano sopraffatta. Felice le afferrò delicatamente una mano e in altrettanto modo baciò le dita affusolate della compagna "Quella donna li ha visti, anche lei è una dei prescelti" "Ma se è cieca" "Loro riescono a farsi vedere da chi vogliono, appaiono in sogno e poi ti trasportano nella loro realtà. La vecchia mi ha prospettato un altro scenario, uno scenario che già in molti, prima di me, hanno cercato di comprendere e spiegare" "Sì e allora?" Chiese lei che ormai si era abituata alle mezze frasi e alle allusioni del compagno "Allora la domanda è la solita: Dio esiste? Le religioni con tutte le loro sfaccettature le ha volute lui o le hanno create gli uomini per controllare meglio le masse? Siamo in mano a Dio o agli alieni? Cosa sarà di noi dopo la morte? Vivremo in eterno nel paradiso celeste o verremo resuscitati dagli alieni? O saremo morti e basta? Aurora, sono confuso, aiutami" Felice poggiò la testa sulle gambe di lei che con la mano prese a carezzarlo amorevolmente e poco dopo si appisolarono di nuovo.
"Svegli, siamo arrivati!" La guida non fu molto delicata, aveva fretta di tornare a casa e voleva sbarazzarsi di loro al più presto. Aurora stava per rispondere a tono ma Felice la prese per un braccio e fece cenno di lasciar perdere. Si rivolse invece alla guida "A quanto pare capisci un po' la mia lingua e io cercherò di spiegarmi al meglio; grazie per averci condotto fin qua, capisco i vostri timori e non vi tratterrò più del tempo necessario. Ora sarete così gentili da condurci fino a quest'indirizzo" E mentre parlava Felice porse un biglietto alla guida che dopo aver letto strabuzzò gli occhi "Ecco" Proseguì Felice "Io non so cosa significhi per voi tutto questo, sento la vostra paura, ma vi assicuro che dopo averci portato lì sarete liberi di andarvene, non prima però di aver ricevuto un compenso extra" L'altro stava ancora fissando il biglietto con scritto l'indirizzo poi si rivolse a Felice "Ci date i soldi prima e noi vi portiamo a un paio di isolati da quell'indirizzo, altrimenti non si fa niente" "Ok, come vuoi tu" Confermò Felice che pagò la guida e senza aggiungere altro i quattro proseguirono fino al punto concordato dove Aurora e Felice presero i propri bagagli e si separarono dalle due guide.
"Dove siamo di preciso?" Chiese lei.
"Non ne ho idea" Rispose lui.
"Cosa? Come non ne hai idea? Siamo venuti fin qua e mi stai dicendo che non sai dove siamo?"
"Esatto, e non so neppure perché" Aurora stava per scoppiare, le vene del viso gonfie e i pugni serrati annunciavano burrasca, allora lui cercò di darle una spiegazione "Senti, il primo passo tra noi due è stato quello di sottostare alla regola che si va dove decido io, giusto?" Lei era sempre più rossa in viso "Ok, dove dico io dopo che mi è stato indicato, quindi dove dicono loro" Adesso era paonazza "D'accordo, mi lascio un po' trascinare, comunque l'altra notte in sogno mi hanno indicato questa città come tappa fondamentale del m.." Si morse le labbra in tempo "Del nostro viaggio. Quindi Sokoto era da raggiungere comunque, ma io non sapevo nient'altro. Poi la vecchia cieca mi ha allungato un biglietto con l'indicazione di un indirizzo e di un nome ed è lì che stiamo andando" Aspettò per un attimo la reazione della compagna che non si fece attendere, con la mano chiusa a pugno lo colpì sul petto e poi si strinse a lui con forza e l'uomo la baciò sulla testa "Scusa se non riesco ad essere l'uomo dei tuoi sogni, ma faccio fatica anche io a capire tutto ciò" Lei non rispose, ma continuò a stringerlo forte a se. Dopo alcuni istanti lui si divincolò delicatamente e la prese per mano "Andiamo a vedere cosa ci aspetta" Trovarono l'indirizzo dopo alcuni minuti e suonarono al nominativo indicato sul biglietto. Si aprì una porticina laterale e una giovane donna li fissò con aria interrogativa, Aurora allora prese in mano la situazione "E' lei Bocassa Frend?" La giovane fece cenno di no con il capo, aveva capito e Aurora avvicinandosi provò ad insistere "E' in casa Bocassa? Dobbiamo vederlo, è importante" La ragazza non rispose, sembrava indifferente. Felice si avvicinò ulteriormente "Capisci la mia lingua?" Lei fece un cenno affermativo "Bene, non vogliamo spaventarti ne rubarti del tempo prezioso, una vecchia cieca di Sanam mi ha indicato questa casa e il nome di Bocassa Frend" "Tornate domani mattina, dopo la prima funzione" Non lasciò loro il tempo di replicare, con un rapido movimento si ritirò all'interno del caseggiato richiudendo velocemente la porta dietro di se "Cerchiamoci un posto per la notte" Disse tranquillamente Felice.
"Ti ho mai detto che sono ricca? Cioè, i miei sono ricchi, io sono una mantenuta ma mio padre ha sempre appoggiato le mie iniziative <largo ai giovani, purché non combinino guai> questo è ciò che ripete sempre" Stava sistemando le sue cose nel piccolo guardaroba della stanza mentre lui si stava spogliando per farsi una doccia "No, non me l'hai mai detto, ma l'ho capito subito" "Se non fossi ricca mi vorresti lo stesso con te?" Non era quello che voleva dire ma ormai l'aveva detto, lui non se la prese e si limitò a rispondere "Ti ho salvata in un sogno, ti ho rivista nella realtà e mi sono innamorato" Andò a farsi una doccia chiudendosi in bagno a chiave, la sabbia del deserto gli era penetrata fin nei più profondi orifizi e aveva un po' di problemi intestinali. Dopo circa mezz'ora usci dal bagno e si sdraiò sul letto, era stravolto. Aurora si avvicinò a lui e gli sussurrò in un orecchio "Vorrà dire che questa sera la schiena me la laverò da sola" E allontanandosi con fare sensuale lo lasciò nel suo mondo, un mondo di sogni.
"Sei sulla strada giusta" La femmina era seduta vicino a lui, sul lettone "Sto sognando" Felice si alzò in piedi allontanandosi dalla figura slanciata e sensuale "Non direi, lei è in bagno che fa la doccia, non senti?" Aurora stava facendo la doccia mentre cantava un motivetto allegro e veloce "Non mettetela in mezzo a questa storia, lasciatela fuori dai nostri affari" "Lasciarla fuori? Ma lei c'è dentro in pieno. Tu sei un prescelto e lei è la tua donna. I tuoi genitori, i tuoi amici, tutti ci sono dentro. Non puoi farci nulla, è una cosa normale" "Normale? E' normale che io stia parlando con te, in una stanza d'albergo in Africa mentre la mia donna è in bagno a fare la doccia? E' normale che io sia partito per il sud America alla ricerca di Franco e adesso sia in giro per il deserto alla ricerca di non so che?" "Franco è vivo, in mano agli scuri, ma vivo. Ci occuperemo di lui in un secondo momento, adesso devi concentrarti su questa missione e rimetterti in forze, domani dovrai essere lucido e concentrato" Concluse lei sparendo poi alla sua vista.
Felice si assopì sul letto e il suo cervello staccò la spina.
Aveva dovuto darci dentro con spugna e bagnoschiuma per rimuovere tutta la sabbia dal suo corpo e adesso che si stava asciugando la stanchezza le piombò addosso all'improvviso, ora capiva perché Felice era uscito dal bagno piuttosto provato. Finì di asciugarsi ed indossò una maglietta leggera che fungeva da pigiama. Trovò il suo uomo disteso sul letto profondamente addormentato, si accomodò vicino a lui e lo baciò voluttuosamente sul collo, lui accennò una piccola reazione ma nel frattempo anche lei fu sopraffatta dalla stanchezza e cadde in un sonno profondo.
All'alba lui fu svegliato dall'istinto maschile e delicatamente, ma con decisione, si avvicinò a lei che capite le intenzioni dell'uomo si donò a lui con passione.
"Non lo credevo possibile, ma sono veramente cotto di te" Proclamò lui mentre con una mano stava carezzando i capelli di Aurora "Le cose cambiano e ciò che sembra impossibile diventa reale, quando meno te lo aspetti" Rispose lei che adorava farsi coccolare e adesso stava facendo le fusa come una gatta "Oggi affronteremo un altro ostacolo, ieri sera una di loro mi ha fatto visita e mi ha detto di farmi forza, la prova non sarà facile" "Ma io sarò al tuo fianco e insieme supereremo anche questo ostacolo" I due si fissarono, lo sguardo da innamorati "E' ancora presto, abbiamo almeno due ore di tempo prima di recarci all'appuntamento" Chiarì lui "E allora che aspettiamo? Il letto è tanto comodo" Lo invitò lei con gesti inequivocabili. L'appuntamento era più tardi, adesso avevano tempo di amarsi, al resto avrebbero pensato dopo.