Felice, Sokoto!

La sua pelle emanava un profumo delicato, Felice stava contemplando Aurora completamente nuda in posizione fetale. La desiderava ancora, ma avevano un appuntamento e non voleva rischiare di arrivare in ritardo e perdere il contatto, quindi baciò delicatamente la schiena della sua donna e lei, dopo essersi  stropicciata gli occhi, fece un gran sorriso "Dobbiamo prepararci, non voglio fare tardi all'appuntamento" La invitò lui. Lei lo fissò ammaliandolo ma lui oppose resistenza a quella tentazione "Amore, starei qui tutto il giorno con te, ma abbiamo un impegno e dobbiamo rispettarlo" Aurora si avvicinò, lo baciò in bocca e poi schizzò rapida verso il bagno "Hai ragione, niente sesso, siamo in missione" Lui non poté fare a meno di sorridere, lei riusciva sempre a stemperare la tensione. In effetti erano in anticipo e dopo aver fatto un'abbondante colazione decisero di recarsi a piedi al luogo dell'incontro. Nonostante fosse presto faceva già molto caldo e l'idea di dover tornare a piedi, più tardi, aveva smorzato il loro entusiasmo.
"Dovevamo per forza camminare?" Chiese lei cercando di non polemizzare.
"No, ma così riesco a pensare meglio e poi due passi a piedi fanno bene alla salute" Lei non disse nulla, lui non avrebbe ammesso l'errore, inutile insistere.
"Un giorno ero al supermercato" Felice parlava mentre con le mani giocherellava con un legnetto raccolto per strada "In fila alla cassa c'era un'anziana signora che non la smetteva di parlare degli affari suoi e continuava a perdere tempo" Aurora lo guardò invitandolo a continuare "Dopo alcuni istanti ho sbottato e l'ho mandata a quel paese, senza mezze misure. Le altre persone in fila hanno dato ad intendere che erano d'accordo con me; insomma, hai fatto la spesa, c'è la fila e a nessuno frega niente delle tue storie, datti una mossa" Aurora capì che non era sereno e con lo sguardo lo sollecitò a sputare il rospo "Doveva fare i biscotti ai nipoti, una nonna premurosa che nella fretta e nel casino faticava a sistemare le sue cose e io, da perfetto cafone, l'ho anche insultata. Perché non abbiamo più rispetto per gli altri? Perché siamo schiavi del tempo?" Erano domande senza delle risposte chiare che stimolavano riflessioni ma creavano anche sconforto, Aurora lo invitò a fermarsi un attimo e lo fissò teneramente "Forse perché siamo egoisti" La sua era una considerazione, non una domanda; Felice si limitò a socchiudere gli occhi, doveva riordinare le idee. Ripresero a camminare e dopo alcuni minuti giunsero sul luogo dell'appuntamento dove la ragazza, che il giorno prima li aveva accolti con freddezza, questa volta fu piena di premure nei loro confronti.
"Io sono Nabilah. Prego, accomodatevi, il maestro vi sta aspettando" Entrarono in quel luogo dalle atmosfere misteriose quasi in punta di piedi, la ragazza li accompagnò in una grande stanza dove una splendida donna era seduta su una poltrona di vimini. Alle pareti erano appese raffigurazioni coloratissime poco definite, ma osservandole meglio si intuiva la rappresentazione dell'evoluzione umana vista sia in modo scientifico che religioso. La bella donna si alzò in piedi e si fece loro incontro "Benvenuti, io sono Bocassa Frend" E con un ampio gesto delle braccia li invitò ad accomodarsi su un divanetto di vimini posto di fronte alla sua poltrona. Quando si furono seduti Bocassa li imitò e chiese alla ragazza di preparare del tè per gli ospiti, la giovane fece un cenno con il capo e si congedò in silenzio. Felice e Aurora sembravano spaesati, quindi fu la donna a rompere il ghiaccio.
"Avete avuto problemi qui a Sokoto?" Chiese la donna "Nessun problema" Rispose Felice restando sul vago "Mi fa piacere, questo è un posto meraviglioso, ma a volte può trasformarsi nell'inferno" Il ghiaccio non si era ancora rotto e quel silenzio sembrava far vibrare le pareti della stanza, mentre Bocassa era lì, con un'espressione che trasmetteva serenità. Aurora calcolò che potesse avere non più di 40 anni, era alta, dai lineamenti non troppo marcati, un corpo tornito e ben proporzionato. I lunghi capelli scuri erano raccolti in una treccia curata nei minimi dettagli ed era vestita in modo sobrio ma elegante. Mentre faceva queste considerazioni arrivò Nabilah con il tè e, dopo averlo servito sul tavolino posto tra la poltrona e il divanetto, con lo sguardo chiese il permesso di ritirarsi a Bocassa che acconsentì. Gustarono la bevanda calda con calma, liberando la mente e quando furono pronti Felice chiese "Tu chi sei? Perché siamo qui? Cosa sai degli scuri? Chi.." Aurora lo afferrò per un braccio per mettere un freno a quel fiume di parole e lui si fermò lasciando a mezzaria le domande che aveva in mente di porre. Bocassa finì l'ultimo sorso di tè, appoggiò la tazza sul vassoio e prese a parlare con calma "Io sono Bocassa, erede del clan dei Frend e custode da ormai 50 anni dei segreti di Sokoto" Aurora strabuzzò gli occhi, aveva capito bene? 50 anni? "Scusa Bocassa chiese immediatamente "Quanti anni hai?" La donna sorrise "Il mio corpo ha quasi 70 anni, 68 per la precisione, ma il mio fulcro è molto più giovane" Felice e Aurora si guardarono stupiti e lei sentenziò "Li porti maledettamente bene, sei una donna stupenda" I tre sorrisero, adesso il ghiaccio era rotto. Bocassa precisò "E' la pace interiore che rende bello il corpo, lo predicano tutte le culture di questa terra. Ma voi siete qui per altro e io non voglio farvi perdere tempo, Felice, tu sei uno dei prescelti, uno dei pochi che ha superato le prove e io sono a tua completa disposizione, il mio compito è quello di istruirti alla conoscenza di ciò che è stato. Questo ti servirà a comprendere ciò che è, ma non sarà compito mio fartelo vedere. La tua compagna potrà stare qui con te, ma non avrà accesso alle prove, dovrà invece essere paziente e dimostrare la sua forza; nel suo cuore vedo amore e questa sarà la sua prova, aspettare con fiducia. Adesso tornate al vostro alloggio e prendete tutte le vostre cose, a partire da oggi sarete miei ospiti e dopo pranzo cominceremo il percorso della conoscenza" Nel frattempo era comparsa d'incanto Nabilah che li invitò a seguirla senza lasciar loro il tempo di replicare.
"Tu sai quello che stiamo facendo, vero?" Chiese Aurora. I due stavano percorrendo la strada verso il loro albergo e Felice aveva la testa piena di interrogativi e contraddizioni, ma nessuna risposta e quella domanda, posta in quel momento di confusione, lo fece reagire in malo modo "Cosa vuoi che ne sappia io, pensi che mi diverta? Credi che questo sia un gioco a cui abbia voglia di partecipare? Mi hanno strappato dalla mia vita, se mai ne ho avuta una, mi hanno programmato per assolvere dei compiti e tu mi chiedi se so cosa stiamo facendo? Ti avevo avvertita, se vuoi stare con me queste sono le regole" Aveva alzato la voce scaricando tutta la sua rabbia e la sua frustrazione su di lei che invece le era stata accanto pazientemente. Lui capì di avere esagerato, ma non ebbe la forza di fare un passo indietro, chiedere immediatamente scusa e spiegare il suo sfogo chiudendosi invece nel silenzio. Lei, presa dallo sconforto, reclinò il capo ma restò vicino a lui, senza dir nulla. Giunsero così all'albergo con il chiaro presentimento di aver rotto l'incantesimo, lui incapace di chiarire il suo errore, lei arroccata nel suo orgoglio ferito. Prepararono i bagagli in silenzio, quasi infastiditi l'uno della presenza dell'altra, lui sempre più nervoso e lei con le lacrime agli occhi. Non c'era bisogno di parole, la situazione era chiara, era finita. Quando lui fu pronto si limitò a dire freddamente "Io vado" Dando per scontato che lei non l'avrebbe seguito e fu proprio questo atteggiamento a ferire ulteriormente Aurora; lui non le aveva lasciato speranze. Non disse nulla e si limitò a guardarlo uscire dalla stanza, per l'ultima volta.
Nonostante i bagagli ingombranti aveva preferito percorrere nuovamente il tratto di strada verso l'abitazione di Bocassa a piedi, per scaricare tutta l'adrenalina in corpo, non riusciva infatti a ragionare razionalmente, la sua mente era come sconvolta. Arrivò a destinazione e Nabilah fu lieta di accoglierlo, un ragazzo prese in carico i suoi bagagli e la giovane lo condusse da Bocassa.
"Lei non è venuta" Disse Felice mestamente ora che aveva capito la situazione.
"Tu sei un prescelto, seguirai il percorso senza distrazioni mentre lei seguirà il suo destino. Ma adesso accomodati, il pranzo è pronto e abbiamo parecchie cose da dirci" Felice obbedì senza obiettare.
A bordo di un taxi stava percorrendo la strada in direzione sud, verso l'aeroporto. Con gli occhi gonfi di lacrime guardava fuori dal vetro senza distinguere nulla di ciò che vedeva, la sua mente era altrove. Dopo che lui era uscito dalla stanza senza voltarsi indietro, era scoppiata in un pianto irrefrenabile e aveva dovuto raccogliere tutte le sue energie per riuscire a prepararsi e convincersi di dover lasciare quel posto maledetto. Avrebbe preso il primo aereo in partenza per l'Europa, qualunque destinazione pur di partire, poi avrebbe riorganizzato la sua vita lontano da quell'uomo che l'aveva umiliata, ne era convinta, ma il suo cuore non la pensava allo stesso modo. Giunse a destinazione stravolta nello spirito e nel corpo.
Stava chiedendo informazioni ad un addetto dell'aeroporto che le stava facendo perdere un sacco di tempo, i suoi documenti erano perfettamente in regola, ma quell'impiegato era lento quanto zelante. Capì che ci sarebbe stato da aspettare parecchio e dopo un rapido scambio di occhiatacce diede ad intendere all'uomo che avrebbe aspettato comodamente su una delle sedie poste contro un muro. Con la testa tra le mani e a occhi chiusi stava ripensando agli ultimi avvenimenti della sua vita e Felice era la parte preponderante di quei pensieri. Riprese a piangere in silenzio, voleva a tutti i costi dimenticarlo, allontanarlo per sempre dalla sua vita, se solo fosse riuscita ad odiarlo e invece no, lo amava ancora e già ne sentiva la mancanza. Straziata da quei pensieri non si avvide di una presenza vicino a lei e quando fu toccata delicatamente su una spalla, trasalì.
"Qualcosa non va?" Chiese in perfetto italiano una splendida donna che aveva un aspetto familiare "Cose da donna" Rispose Aurora meravigliata di quella confidenza concessa ad una sconosciuta "Un uomo?" "Sì" Confermò Aurora "Tieni, asciugati le lacrime. Che ne dici se ci beviamo qualcosa e facciamo due chiacchiere tra donne?" Propose delicatamente mentre porgeva ad Aurora dei fazzoletti di carta. Lei fu colpita dal fascino e dal carisma di quella donna accettando senza remore l'invito e dopo aver ripreso possesso dei suoi documenti si avviò con lei verso un bar.
Dopo aver pranzato, Bocassa cominciò il suo programma e si rivolse a Felice con autorità "Sei convinto di ciò che stai per affrontare? Sei sicuro di capire la complessità del tuo ruolo in questa faccenda? Credi che tutto quello che sta accadendo sia un sogno, frutto di allucinazioni o sei certo faccia parte di una realtà fuori dalla tua portata? Vuoi seguire i miei insegnamenti e la via della conoscenza senza ombra di dubbio? Se vuoi tutto questo spoglia la tua mente da dubbi e pregiudizi. Felice, vuoi tutto questo? Sei pronto?" Lui era affascinato da quella donna, il suo carisma e la capacità di trasmettere sicurezza la rendevano irresistibile. Speso aveva riflettuto sulla sua situazione: sogni, realtà distorte, alieni e strani personaggi e adesso anche una matrona pronta ad aprirgli le vie della conoscenza; era pronto?
"No!" Gli uscì forte dalla bocca mentre un senso di appagamento lo pervase distendendogli i nervi. L'aveva detto, no, non era pronto, non voleva e non poteva affrontare quell'avventura, non senza di lei. Adesso ne era certo, amava Aurora e per lei avrebbe rinunciato a tutte quelle storie di prescelti, alieni e stramberie varie. Doveva ritrovarla, chiederle scusa, sperare di ottenere il suo perdono e costruire una vita con lei, una vita normale.
Bocassa non aveva proferito parola. Lo stava osservando e dalle sue espressioni capì le contraddizioni che aveva superato fino ad arrivare a quella risposta; aveva fatto la sua scelta.
"Bene Felice, hai fatto la tua scelta. Hai scelto l'amore per un'altra persona e questo è uno dei sentimenti più forti che si possano provare. L'amore per lei ti darà la forza per superare tutte le tue paure e le tue indecisioni, verrà il giorno in cui tornerai da me per conoscere ciò che era e io sarò qui ad aspettare quel momento. L'amore ti aiuterà in questo difficile percorso, non puoi evitare il tuo destino, sei uno dei prescelti" Non c'erano rabbia o risentimento nelle sue parole, era calma e rilassata, convinta di ciò che aveva detto. Felice pensò di risponderle a tono, voleva dirle che non l'avrebbe più rivisto perché lui adesso sarebbe tornato a casa e avrebbe cancellato dai suoi ricordi tutti quegli avvenimenti. Fissò la donna con fermezza poi si alzò dalla sedia e si diresse verso l'uscita, mentre Nabilah era sulla soglia ad attendere istruzioni dalla sua signora "Nabilah, consegna i bagagli al nostro ospite e accompagnalo all'uscita" Felice si fermò accanto alla ragazza e si girò verso la donna "Addio Bocassa, trovatevi qualcun'altro per le vostre storie misteriose, io me ne vado" "Arrivederci a presto Felice, ti aspetterò pazientemente" Lui si girò di scatto e si diresse verso l'uscita, mentre alle sue spalle risuonò la voce di Bocassa che lo avvertiva "Franco, lui è qui, a Sokoto" Felice sentì quelle parole, ma la sua mente era proiettata verso Aurora e accantonò quella frase in un angolo del suo cervello.
La bevanda gasata le aveva provocato uno starnuto che la fece sobbalzare dalla sedia "Va tutto bene Aurora?" Chiese premurosamente la donna "Si, è il gas. Mi ha solleticato il naso, tutto ok" Si ricompose immediatamente e riprese il discorso con la donna "Quindi mi stai dicendo che Felice ha dei seri problemi comportamentali e tu sei qui a sorvegliarlo per conto di una misteriosa organizzazione di cui non puoi rivelarmi l'identità; un po' balzana come storia" La donna sapeva che avrebbe incontrato delle difficoltà, aveva studiato il profilo della ragazza: era una giovane intelligente sopra la media, aperta al confronto, preparata e con un buon senso dell'umorismo. Forte di spirito e con una spiccata propensione all'altruismo sapeva essere dura all'occorrenza ma anche dolcissima quando lo riteneva opportuno. La natura le aveva donato un corpo mozzafiato, anche se lei cercava di non ostentarlo preferendo spesso un abbigliamento comodo e sportivo. Sarebbe stata dura.
"Ok, ricominciamo con le presentazioni; io sono Beatrice e sono una psicologa, e tu?" "Io sono Aurora e sono una turista" Beatrice si sforzò di sorridere "D'accordo, allora ascoltami. Seguo Felice da quando è tornato dal suo viaggio in sud America dove ha perso il suo amico Franco. Non so cosa ti abbia raccontato di preciso, ma posso immaginarlo, storie di sequestri alieni e mondi paralleli, è così?" "Più o meno" Rispose sbuffando Aurora che adesso si era ripresa dallo sconforto e dopo l'iniziale condizionamento subito dalla donna ora ragionava razionalmente. E' tosta la ragazza, pensò la psicologa, doveva inventarsi qualcosa. "Vedi Aurora" Adesso stava cercando di sfondare le sue difese "La perdita di un amico in un contesto fuori dal proprio può provocare delle reazioni a volte incomprensibili. Dopo aver ascoltato Felice ho creato un profilo della sua mente e mi sono convinta che lui, dopo quel viaggio, abbia perso alcune delle sue facoltà mentali" Aurora la fissò dritta negli occhi, uno sguardo che avrebbe ucciso se fosse stato possibile. Il suo cuore batteva ancora per lui e sentirsi dire da quella donna che probabilmente era impazzito la fece diventare più dura nei suoi confronti "Non ho mai avuto la sensazione che lui fosse pazzo, ha sempre parlato e ragionato in modo logico e razionale" Era una mezza verità, ma l'importante era far capire a Beatrice la sua posizione, doveva portarla a dire ciò che voleva lei e la dottoressa, presa dalla foga, ci cascò in pieno "Impossibile! Non puoi considerare sano di mente un uomo che ti ha parlato di alieni, portali, forze del bene e forze oscure" Si era data la zappa sui piedi e nel rendersene conto guardò Aurora che adesso aveva l'aria soddisfatta del gatto che ha mangiato il topo.
Aurora se ne era già andata, confermò l'inserviente dell'albergo a Felice, riferendo poi di averle chiamato un taxi che l'avrebbe condotta all'aeroporto. Felice confidava sulle lentezze burocratiche di quel paese e si affidò alla sorte, forse lei non era ancora partita, l'avrebbe riabbracciata e implorata di perdonarlo. Mentre faceva quei pensieri stava esortando il taxista a fare più alla svelta e quando fu sicuro che lui ebbe capito, si accasciò sul sedile stravolto. Amava Aurora e l'avrebbe riconquistata, ma ora la sua mente spostò il tiro e le parole di Bocassa riaffiorarono prepotentemente <Franco è qui, a Sokoto> Poteva essere una menzogna, un sotterfugio per trattenerlo in città, forse Franco era davvero morto e tutte le sue visioni, le sue esperienze, erano davvero solo un sogno. Aurora invece era reale, con lei poteva costruirsi una vita vera; basta sogni, basta visioni e basta a tutte le varie stronzate. Nel frattempo era giunto a destinazione, pagò la corsa, prese i bagagli e con qualche difficoltà si avviò di corsa all'interno del piccolo aeroporto.
"A quanto pare sai un sacco di cose, Beatrice. E' questo il tuo nome o è falso come la storia che ti sei inventa?" Adesso la psicologa era in svantaggio, doveva recuperare posizioni o avrebbe perso il contatto, giocò allora la carta della verità omettendo alcuni particolari "Non è falso, mi chiamo davvero Beatrice e sono una psicologa. Ti basti sapere che lavoro per un'agenzia di servizi segreti tra le più potenti al mondo. Questa, in collaborazione con altre organizzazioni, sta monitorando delle persone con delle facoltà particolari, sembra che in alcuni di essi addirittura sia custodito il segreto dell'origine della razza umana così come la conosciamo oggi e questi soggetti sarebbero in grado di entrare in contatto con entità extraterrestri. Dobbiamo sorvegliarli per evitare che corrano rischi o che compiano gesti inconsulti, mi capisci?" Aurora l'aveva ascoltata bene, ma proprio mentre stava per risponderle a tono il suo viso si illuminò come un faro; dietro Beatrice, sudato e trafelato, era apparso Felice che immediatamente riconobbe la psicologa, che, grazie al suo addestramento reagì prontamente approfittando della sorpresa dei due sfuggendo al loro controllo per poi sparire all'improvviso dalla loro vista. Felice fece per chiedere cosa stesse accadendo ma Aurora si gettò tra le sue braccia e i due si baciarono con passione. Dopo alcuni istanti in apnea, Felice si smarcò delicatamente da quella presa "Ho fatto le corse, così mi uccidi!" Disse sorridendo "Sarebbe ciò che meriti!" Rispose duramente lei ma il suo viso trasmetteva tutt'altra emozione "Credevo di averti persa" Disse lui "E invece ti ho ritrovata. Scusa Aurora. Scusa per questa situazione, scusa per il mio carattere, scusa per" "Shhtt! Taci un momento. Sarà ancora libera la nostra stanza d'albergo?" "Penso di si, possiamo provare a vedere, è quasi sera ma non mi sembrava ci fosse il tutto esaurito"
Fecero l'amore tutta la notte, con sentimento e passione. Qualcosa li legava profondamente e i loro dissapori in quella situazione fuori dal comune, avevano l'effetto di cementare ancor di più la loro relazione. All'alba, stremati ma sereni, si addormentarono abbracciati e dormirono senza essere disturbati da strani sogni. A tarda mattina uno degli inservienti bussò alla loro porta; era salito per fare le pulizie ma sapeva che gli ospiti erano ancora nella stanza. Aurora si presentò alla porta visibilmente assonnata e in qualche maniera riuscì a far capire al ragazzo di aver pazienza per alcuni minuti e avrebbero tolto il disturbo, il ragazzo sorrise dando ad intendere che a lui non interessava aspettare, non aveva fretta.
"E' il ragazzo delle faccende, gli ho chiesto di pazientare qualche minuto, il tempo di prepararci" Felice la stava ascoltando con l'espressione di chi ha raggiunto la pace dei sensi. Quella notte, oltre al sesso, avevano capito che il loro amore aveva qualcosa di radicato e profondo, qualcosa che ancora sfuggiva alla loro comprensione ma che ardeva come un fuoco perenne "Sì, prepariamoci e togliamo il disturbo"
Trovarono un piccolo locale dove poter pranzare tranquilli, il posto non era dei più raffinati, ma a loro bastava mettere qualcosa nello stomaco ed essere di nuovo insieme. Adesso avevano capito, avrebbero agito all'unisono nelle situazioni a venire.
"Quella donna, è la mia psicologa. Sospettavo che mi nascondesse qualcosa e la sua presenza qui, in questo particolare momento, me ne ha dato conferma. Cosa voleva da te?" Aurora raccontò ciò che si erano dette e dopo aver espresso il suo parere aspettò di sentire cosa ne pensava lui "Si, hai ragione, deve essere un agente speciale ben addestrato e il fatto che me la abbiano appiccicata addosso significa che la faccenda è tremendamente seria. Ascolta Aurora" Adesso Felice guardava la sua donna dritta negli occhi "Adesso che ho te vicino sono sicuro di poter superare qualsiasi prova, anche la più dura. Quando ero a casa e mi chiedevo perché io non riuscissi ad avere un rapporto duraturo con nessuna donna, le ho pensate tutte, anche le più assurde. Ora ho capito perché, non ti avevo ancora trovata" Lei prese tra le sue mani quelle del compagno e trasmise il suo amore incondizionato "Quando sono andato da Bocassa" Proseguì lui "Ero completamente fuori di me, convinto di averti persa per sempre e intenzionato a seguire tutte le indicazioni di quella donna, ma una volta al suo cospetto, in quell'ambiente, ho capito che prima di ogni cosa ci sei tu" Lei ritrasse le mani e si strofinò delicatamente gli occhi, stava pensando e infatti dopo alcuni istanti disse "Sono contenta che tu sia tornato, ti amo anche io, ma per favore non trattarmi più così, mi hai ferito e sono stata davvero male" Lui le rispose con lo sguardo, aveva capito  e lei domandò "Se non vuoi più vedere quella donna e qui non abbiamo più nessun impegno, che si fa? Basta alieni e servizi segreti? Si va in sud America? Si torna a casa?" Felice si alzò e la prese per le mani attirandola a sé esclamando "Sokoto!" Lei lo guardò con aria divertita "Cosa?" "Si resta a Sokoto, lui è qui me l'ha detto Bocassa" Aurora aveva capito ma chiese "Lui, lui?" "Si amore, lui, Franco. Dobbiamo andare da Bocassa e raccogliere informazioni per trovarlo" "E Beatrice? Lei non ci mollerà" "Hai ragione, troveremo il modo di sganciarci da lei, ma adesso corriamo da Bocassa, subito"
Nabilah li accolse come se non fosse accaduto nulla e con calma li accompagnò dalla sua signora.
"Benvenuti! Vi stavamo aspettando" Disse la donna con fare teatrale. Il sangue si gelò nelle vene di Felice ed Aurora, mentre Beatrice si stava ricomponendo dopo la sua accoglienza trionfale. Bocassa era seduta sulla sua poltrona e faticava a sostenere i loro sguardi, sorvegliata da due energumeni armati che le erano ai fianchi. Beatrice non lasciò loro il tempo di riprendersi e li invitò ad accomodarsi sul divanetto "Su, venite, qui siete di casa ormai, la nostra ospite sarà contenta di intrattenervi. Abbiamo un sacco di cose da dirci e tutto il tempo che vogliamo" Concluse la psicologa mentre un ghigno sinistro le aveva distorto il volto.