Felice, viaggio in Sud America

Prima di partire avevano fatto un giuramento; per nessun motivo, qualsiasi cosa avessero trovato, avrebbero compromesso la loro amicizia. Franco faticò ad accettare la storia del suo amico, ma proprio il forte legame che li univa gli aveva permesso di digerire quella teoria strampalata.
"Gli alieni, sei stato rapito dagli alieni. Certo Felice che ne inventi sempre una nuova"
"No Franco, non mi sono inventato niente, perché dovrei farlo?"
"Perché da tempo sei fissato con il Sud America e adesso hai inventato tutta questa storia per convincermi a seguirti, lo sai che sono più curioso di te"
"Non sei obbligato a venire e comunque è me che vogliono"
"Certo, vai pure, io starò qui ad aspettarti mentre tu ti diverti; quando si parte?"
La settimana seguente giunsero a destinazione, si erano presi un periodo di ferie perché Felice non voleva trascurare nessuna possibilità, si era documentato e la scelta sulla destinazione era caduta in una zona interna del Brasile nel pieno della foresta Amazzonica.
Avevano ingaggiato delle guide e si erano equipaggiati a dovere, ma Franco stava vivendo quell'esperienza come l'ennesimo colpo di testa del suo amico e si stava comportando di conseguenza prendendo tutto alla leggera e cercando di trarre il meglio da quell'avventura. Dopo tre giorni passati a vagare senza meta in mezzo alla foresta, quella sera trovarono una specie di villaggio abbandonato e decisero di accamparsi lì per la notte. Un paio di capanne costruite con legno e fogliame gli permisero di allestire una sorta di alloggiamento riparato da insetti e umidità. Le guide, cinque in tutto, cercarono legna per accendere un fuoco da campo e poi prepararono le cena mentre Franco e Felice discutevano sul da farsi.
"Senti Felice, l'avventura nella foresta, il mistero degli alieni, comportarsi come esploratori alla ricerca di chissà quale tesoro, sono tutte belle cose, eccitanti, ma adesso comincio ad essere stufo. Che ne dici di darci un taglio e trasferirci sulle coste dell'Atlantico dove si fa baldoria tutto il giorno e le spiagge brulicano di belle donne?" Felice aveva sentito ma non aveva ascoltato, nella sua mente si sviluppava uno scenario fantasioso fatto di alieni e paesaggi incontaminati. Franco si rese conto del suo stato d'animo e cercò di riportarlo alla realtà.
"Felice? Felice ascoltami per piacere" L'amico si girò e lo fissò con quegli occhi scuri e profondi che tanto piacevano alla gente "Adesso ho capito, mi è tutto chiaro. Non dobbiamo cercare niente, saranno loro a trovare noi, è ovvio" Felice aveva parlato senza curarsi dei presenti, completamente preso dai suoi pensieri. Franco non insisté oltre, era evidente che l'amico non l'avrebbe ascoltato e dopo aver preparato il campo per la notte si coricarono a dormire, le guide avrebbero fatto i turni di guardia.
Un odore, un buon profumo per la precisione, lo destò delicatamente strappandolo dal sonno profondo di chi è veramente stanco. Franco sollevò il capo e stropicciò gli occhi, il bagliore del fuoco esterno rischiarava leggermente l'ambiente e gli permise di intravedere alcune ombre senza però riuscire a mettere a fuoco la scena. Poi, appena gli occhi si furono abituati a quella flebile luce, riconobbe distintamente quattro figure alte e slanciate, sembravano due maschi e due femmine. Osservando attentamente quelle presenze, si rese conto di avere di fronte degli esseri simili agli uomini ma non umani, probabilmente stava sognando, ma il profumo sempre più penetrante e una fitta allo stomaco lo convinsero di essere cosciente; cominciò  a tremare. Una delle figure, una femmina presumibilmente, lo sfiorò con la mano; aveva cinque dita con le unghie chiare ed emanava un forte calore che trasmetteva belle sensazioni. Franco allungò la sua mano nel tentativo di afferrare quella dell'altra che però la ritrasse fulmineamente e si spostò vicino ai suoi compagni. Franco non voleva in nessun modo allarmare quegli individui e, benché la parte razionale del suo cervello continuasse a ripetere come fosse necessario dare l'allarme, la parte emotiva lo costrinse a restare zitto e fermo ad ammirare quegli esseri. Uno dei maschi , alto all'incirca due metri, lo invitò con dei gesti a seguirlo e Franco si mosse con delicatezza ed in silenzio; temeva di rompere quell'incantesimo. Appena fuori dal capanno i quattro individui lo indirizzarono lungo un sentiero che si snodava dietro le capanne e in pochi istanti furono davanti ad una specie di cabina telefonica gigante e le due femmine vi entrarono. Uno dei due maschi invitò Franco a fare la stessa cosa: se stava sognando, si disse, non avrebbe corso alcun pericolo, in caso contrario era curioso di vedere cosa sarebbe accaduto. Varcò la soglia di quella cabina senza esitazioni e venne investito da una luce abbagliante che lo costrinse a ripararsi gli occhi con le mani. Dopo alcuni istanti percepì degli odori gradevoli e dei rumori tenui e rilassanti, aprì gli occhi con cautela trovandosi davanti uno spettacolo indescrivibile: era immerso nella natura, una natura diversa e incontaminata ricca di piante e fiori e acqua dai colori cristallini piena di pesci. Vedeva un sacco di animali delle più svariate razze, tante delle quali apparentemente sconosciute. Franco restò immobile a bocca aperta e si convinse di essere in un sogno mentre una delle creature che lo avevano accompagnato in quel posto si avvicinò a lui e parlò:
"Non stai sognando Franco" disse la femmina con voce melodiosa "Questo è ciò che era, ciò che desideri, quello che non sarà più" Adesso Franco cambiò espressione: loro lo conoscevano, parlavano la sua lingua ed erano reali e uno di loro, quello che sembrava essere la guida, si avvicinò a lui posando una mano sulla sua spalla "Franco, vuoi vedere? Vuoi capire? O vuoi semplicemente tornare al tuo mondo e alla tua vita?" Quelle parole, pronunciate con calma e chiarezza, tranquillizzarono Franco che stava ancora cercando di capire cosa stesse accadendo e l'altro, vedendolo esitare, proseguì dicendo "Tornerai comunque alla tua vita, ti chiediamo solo se prima tu non voglia conoscere, sapere e vedere" Si, voleva vedere e con un cenno della testa annuì. Fu avvicinato da una delle femmine che cominciò a parlare e a camminare lungo una strada di terra battuta "Ti stai chiedendo ancora se tutto questo sia un sogno, vero?" Franco la fissò estasiato, era difficile tenere alta la concentrazione in quell'angolo di paradiso e la femmina proseguì "Io esisto, sono reale, puoi sentirmi e toccarmi" contemporaneamente afferrò una mano di Franco "Senti la mia mano, è reale. Perché hai paura di esprimere le tue emozioni?" Già, perché era bloccato e diffidente? Le parole fluirono dalla sua bocca chiare e forti "Ho paura di spezzare l'incantesimo. Sono in un posto bellissimo ma irreale e sapendo di dover tornare presto alla realtà non voglio farmi coinvolgere da emozioni che poi faticherei a trattenere" "Ma così rinunci alla vita!" Esclamò uno dei maschi dietro di lui "Non dire così amico" Disse l'altro "Franco è confuso e come qualsiasi essere della sua razza teme tutto ciò che non capisce, anche se come in questo caso è una cosa bellissima, vero Franco?" Era vero, ma lui non voleva essere l'oggetto della discussione, voleva capire oltre che vedere "Sì, è vero e a proposito, io sono Franco, l'umano; voi chi siete? Cosa volete?" La femmina che ancora lo teneva per mano rispose con calma "Noi siamo quello che era, siamo quello che è e che mai più sarà" "Basta parlare per enigmi!" Tuonò Franco "Come vi chiamate? Da dove venite? Perché mi avete portato qui?" Fu nuovamente il maschio a rispondere "Tu ci hai seguito, noi ti abbiamo invitato non ti abbiamo obbligato a venire, inoltre non abbiamo nome, assegnare nomi e numeri è una prerogativa della tua razza, a noi non interessa. Viviamo godendo dei frutti della natura cercando di mantenere un equilibrio fra le nostre esigenze e quelle del paesaggio che ci circonda" Franco corrucciò la fronte e staccò la sua mano da quella della femmina fermandosi vicino ad un grande albero, era confuso e spaventato, chi erano questi esseri che sembravano saperla tanto lunga? Cercando di mantenere la calma, per non far trasparire la sua ansia, disse deciso "Voi siete alieni, extraterrestri, non fate parte di questo mondo eppure parlate la mia lingua, mi assomigliate fisicamente e anche se mi volete far credere di vivere in armonia con la natura possedete una tecnologia avanzata, tipo quella specie di cabina telefonica gigante che non ho capito cosa fosse" I quattro individui si guardarono compiaciuti, Franco notò chiaramente le loro espressioni soddisfatte qualcosa in lui li aveva colpiti e infatti il maschio confermò:
"Sei in gamba Franco, avevamo studiato il tuo comportamento e non potevamo aspettarci di meglio" Franco non ebbe il tempo di ribattere perché l'altro proseguì spedito "Tu e Felice siete sotto osservazione da molto tempo e quando lui ti ha detto di essere stato rapito dagli alieni si riferiva ad un'esperienza del genere, ma la sua diffidenza lo porta a distorcere ciò che apprende durante queste visite. Il tuo amico è una persona aperta di mente e di cuore, noi lo definiamo uno dei prescelti e la fiducia che riponiamo in lui è molta. In questo momento, sparse per il mondo, migliaia di persone stanno vivendo esperienze simili, purtroppo solo una piccola parte di loro ha le doti necessarie per comprendere tutto ciò. Tu ci hai definito alieni, extraterrestri; hai ragione. La nostra razza giunse sulla terra migliaia di anni fa, quando alcune razze di ominidi viveva ancora nelle caverne, con l'intento di preservare lo splendido ecosistema esistente. Sappiamo per esperienza diretta che in mondi simili a questo, dopo che alcune razze si sono sviluppate hanno ridotto i propri pianeti a distese brulle e inospitali. Cerchiamo quindi di entrare in contatto con chi è in grado di comprendere il nostro messaggio nella speranza di preservare i pianeti come il vostro dalla distruzione" Franco era confuso, stava sognando o era tutto reale? Decise comunque di stare al gioco.
"Perciò siete dei benefattori che girano distribuendo consigli gratuiti per il bene degli altri, un po' stiracchiata come storia" La femmina che fino a quel momento non aveva partecipato alla discussione si avvicinò a lui e tolse il velo che la ricopriva, lasciandola completamente nuda. Il suo corpo era perfetto, Franco fu assalito dall'eccitazione e lei guidò le mani dell'uomo sul suo corpo "Cosa provi Franco? Cosa senti in questo momento? Tu mi desideri, vuoi possedermi e questo che vuoi Franco? Sei disposto a condividere il tuo corpo con il mio anche se ci consideri delle fantasie, il desiderio ti acceca a tal punto?" Franco non rispose, adesso un senso di vergogna lo stava stritolando e con un gesto malfermo ritrasse le sue mani dal corpo della donna "Vedi Franco" proseguì lei "Noi non siamo esseri perfetti, anche la nostra razza ha dovuto subire delle fasi di trasformazione, noi siamo il risultato di secoli di evoluzione. Tuttavia una parte di noi non ha seguito questo percorso e tutt'ora vaga per l'universo facendo strage di civiltà evolute. Il nostro compito è quello di evitare che ciò avvenga, ma in alcuni casi sono le stesse razze che noi cerchiamo di proteggere che ci respingono e abbracciano il loro credo causando la propria rovina" La donna si rese conto che Franco faticava a seguire il discorso e cercò di fare chiarezza "Voi umani siete in una fase delicata, state prendendo consapevolezza di alcune realtà, state capendo che siete voi i fautori del vostro destino, ma siete troppo ottusi per far volgere gli avvenimenti a vostro favore e i nostri nemici stanno raccogliendo proseliti a ritmo serrato" Adesso Franco era nella più totale confusione, la testa cominciò a vorticare velocemente e le immagini davanti a lui si trasformarono in un turbine accecante e poi, come colpito alla testa, cadde nell'oblio.
"Svegliati lazzarone, abbiamo già preparato gli zaini e fatto colazione e se non ti dai una mossa riprenderai la marcia a stomaco vuoto" Felice stava scuotendo energicamente l'amico per le spalle. Franco faticò a riprendersi e dopo aver mangiato qualcosa si caricò lo zaino a spalle e prese a camminare senza proferir parola e nessuno osò chiedergli nulla. Dopo aver marciato per alcune ore le guide trovarono un posto ideale per fermarsi ad accendere un fuoco da bivacco e preparare qualcosa da mettere sotto i denti. Franco si sistemò ai margini del fuoco e cominciò a  preparare il caffè. Felice si avvicinò a lui, ed osservandolo attentamente capì cosa era successo. "Tu li hai visti! Stanotte sono stati da te, vero?" Franco non rispose e Felice lo prese per un braccio "Cosa hai visto? Cosa ti hanno detto?" Franco ritrasse il braccio lentamente e senza guardare l'amico in faccia rispose a bassa voce "Io ho dormito male stanotte e ho fatto dei brutti incubi, non mi va di parlarne" Il tono di Franco non ammetteva repliche, Felice lo sapeva, decise quindi di assecondarlo "Come preferisci amico, ma sappi che io ti sono vicino"
Quella sera trovarono rifugio presso un villaggio di indios, gente alla buona abituata ad avere a che fare con gli stranieri, infatti una delle guide li conosceva abbastanza bene da trovare un accordo economico che consentisse loro di usufruire del villaggio e dei suoi servizi.
"Ma una volta non bastava offrire loro qualche pietruzza in cambio del necessario?" Chiese Franco "Bentornato!" Rispose Felice "Credevo avessi perso la lingua" Franco non cascò nel tranello dell'amico e rispose con un sorriso sarcastico "Ho capito" Continuò Felice "Comunque la storia delle pietruzze e degli specchietti è solo una trovata cinematografica. Queste persone sono al pari di noi e sono sicuro che in qualche capanna, ben nascosti, ci sono apparecchi video, collegamenti a internet e via discorrendo. Con i soldi si procurano il necessario da commercianti che riforniscono queste zone. Ripeto, non si fanno mancare nulla ma hanno deciso di vivere lontani da quella che noi definiamo civiltà progredita. Se li osservi bene ti accorgerai che sono tutti sereni, hanno il sorriso stampato sulla faccia e probabilmente vivono meglio di noi" "Hai finito?" Lo riprese Franco "Conosco le tue idee e capisco quanto tu ti senta vicino a questi spiriti liberi, ma noi siamo qui per altro" Felice interpretò quelle parole come un'ammissione e chiese fiducioso "Quindi è vero, li hai visti" "Sì, e ho bisogno del tuo aiuto o rischio di impazzire"
Cenarono in compagnia del capo del villaggio che volle rendere omaggio agli ospiti offrendo un banchetto a base di carni, pesce e verdura. La cena superò le più rosee aspettative, le carni ben cotte, il pesce accompagnato da verdure saporite e frutta a volontà "Che ti dicevo?" Disse Felice rivolto all'amico "Non si fanno mancar nulla e in più vivono lontani dallo stress. Se ti abitui a questo clima e alle punture degli insetti potresti fermarti qui con loro" Felice stava ridendo sapendo come la pensava l'amico, che rispose "Tutto sommato è meno peggio di come pensassi, ma adesso ho bisogno di parlarti, ieri notte è stata dura, veramente" I due amici finirono di mangiare e con garbo si congedarono dal resto del gruppo affermando di essere molto stanchi. Il capo villaggio intuì le loro esigenze e si mostrò comprensivo chiedendo al resto dei presenti di non disturbare ulteriormente i due ospiti. Non conoscendo la zona i due restarono nei pressi del villaggio appartandosi però in modo tale da avere la giusta riservatezza, ciò di cui avrebbero parlato non doveva essere ascoltato da nessun altro.
"Ho visitato un altro mondo" esordì Franco spiazzando Felice che invece si aspettava dei tentennamenti da parte dell'amico "Ora capisco cosa hai provato e perché sia così difficile condividere una simile esperienza per paura di essere preso per matto, ma io e te non siamo matti, vero?" Aveva bisogno di conferme e l'amico provò a tranquillizzarlo "No, non siamo matti, siamo stati scelti. Io è da molto tempo che vivo queste esperienze, ma ora dimmi, cosa hai visto? Cosa ti hanno detto?" Senza esitare Franco raccontò all'amico tutto ciò che ricordava fin nei minimi dettagli e alla fine Felice sbuffò preoccupato "Merda! Non va bene, ti hanno esposto troppo. Io ancora oggi fatico a capire quando si tratta di incontri reali o di sogni o visioni indotte. Loro pretendono che ci si adoperi per risolvere un sacco di questioni, ma non è così semplice. Spesso mi rifiuto di credere a quello che vedo e sento, ma a volte devo ammettere che seguendo le loro indicazioni mi ritrovo di fronte a situazioni fuori dal comune. Ti hanno detto che se loro sono i buoni, ci sono altrettanti cattivi?" Franco fece cenno con la testa di essersi perso, troppe rivelazioni in quelle ore "Vedi Franco, a oggi anche io fatico a comprendere quello che sta accadendo, ma una cosa mi è chiara: ci sono i buoni, quelli che hai visto tu stanotte, ma ci sono anche tanti cattivi, orribili, tremendi! Li ho incontrati in una sola occasione, di striscio, mentre seguivo un'intuizione: loro sono il male, quello vero e se prenderanno il sopravvento anche il nostro mondo così come lo conosciamo finirà!" Felice, preso dall'enfasi, aveva alzato la voce e un gruppetto di persone si era avvicinato per vedere cosa stesse accadendo. Capendo che l'amico era in difficoltà ci pensò Franco a risolvere la situazione nel migliore dei modi e con ampi gesti fece credere ai curiosi che si trattava di un gioco, una sorta di passatempo. Agli indios poco importava cosa stessero facendo e non capendo una parola di quei due presero a ridacchiare convinti che i due uomini fossero alterati dall'alcol o dalla droga. Quando il gruppetto si fu allontanato Franco si rivolse a Felice "Stai bene?" "Si Franco, ma questa notte dormiremo in gruppo e le nostre guide dovranno vegliare su di noi" Franco non capì il motivo di quelle precauzioni, ma era stanco e non obiettò, andava bene così.
Si addormentarono alla svelta, travolti dalla stanchezza e Franco iniziò subito a sognare. Una ragazza del villaggio, che quella sera aveva cenato con loro, si stava avvicinando a lui senza che la guida posta di guardia se ne accorgesse. Felice dormiva alla grande e Franco si alzò ad accogliere la giovane mentre lei, con un gesto inequivocabile, lo invitò a seguirla nel bosco. Senza essere notati da nessuno si ritrovarono in una radura e lei si denudò davanti all'eccitatissimo Franco, stava prendendo una bella piega quel sogno. Lui si avvicinò con cautela alla giovane donna e con precisi movimenti fece in modo da ritrovarsi disteso sopra di lei che lo stava assecondando in tutto e per tutto. Franco sentiva il calore della donna e l'eccitazione salire, sempre più forte, in un turbine di sensazioni meravigliose, ma in fondo al suo cervello una vocina stava disperatamente cercando di metterlo in allarme. Ma ormai era deciso a godersi quel sogno fino in fondo e quando sentì arrivare il momento di massima eccitazione fu completamente colto di sorpresa da un forte dolore alla nuca e poi il buio. Si risvegliò con un fortissimo mal di testa e immediatamente riprese coscienza. Adesso si trattava di capire, fino a che punto aveva sognato? Gli vennero in mente le parole della donna che lo aveva accompagnato la sera prima in giro per quei boschi da favola. Il bene e il male, gli alieni buoni e quelli cattivi, la storia si ripeteva e lui ora temeva di essere capitato nel girone infernale. La porta della stanzetta in cui si trovava si aprì e una debole luce filtrò all'interno, Franco si stropicciò gli occhi infastidito. Quando la sua vista si adattò alla luce riconobbe immediatamente le donna del suo sogno affiancata da un grande e robusto essere di forma umanoide e dall'aspetto mascolino, chiaramente non aveva sognato ed era caduto in una trappola. Lei lo fissò, il suo sguardo trasmetteva compassione, sembrava voler comunicare all'uomo il suo dispiacere, forse aveva accettato volentieri il ruolo di esca, ma adesso doveva rientrare nei ranghi e dopo un ultimo sguardo si girò ed uscì dalla stanzetta lasciando Franco solo con il gigante. L'essere non aspettò oltre e chiese con autorità: "Tu hai visto i boschi del benessere, ti hanno portato con loro. Dimmi dov'è il portale d'accesso! Dimmi dove si trova ed avrai salva la vita" Franco non amava quel tipo di atteggiamento e rispose sorridendo "Cercatelo da solo il tuo cazzo di portale!" Un colpo violento lo investì in pieno volto e lo fece cadere nuovamente in stato di incoscienza.
Felice si era svegliato in preda agli incubi e quando si rese conto dell'assenza dell'amico andò nel panico. Chiese immediatamente alla guida di guardia se avesse visto Franco allontanarsi dal campo, ma l'uomo non aveva visto nulla. Sempre più agitato prese ad aggirarsi e a correre per il villaggio immerso nel silenzio della notte, dormivano tutti o perlomeno erano tutti rintanati nei propri alloggi. Stava per urlare dalla disperazione quando urtò contro una ragazza che aveva incrociato la sua strada. L'impatto fu violento e la donna cadde a terra, Felice si avvicinò subito a lei per prestarle soccorso quando vide che lei stava piangendo "Scusa" disse lui "Non ti ho vista, ti ho fatto male? Vediamo se riesci ad alzarti" La giovane si alzò da sola e Felice capì che non era stato lui a causare quel pianto, la giovane stava già piangendo e un'ipotesi si fece largo nella sua mente "Cosa c'è ragazza, cosa è successo? Dov'è Franco?" Lei capiva solo qualche parola dell'uomo, ma quelle, assieme al tono di voce le fecero prendere una decisione immediata. Prese Felice per una mano e veloce come il vento si diresse verso la foresta giungendo in breve in un punto dove la vegetazione era meno fitta. I due si fermarono e dopo aver ripreso fiato Felice chiese "E' qui che l'hai portato? E qui che hanno preso Franco? Parla ragazza, fatti capire, è importante, il mio amico è in grave pericolo" La donna stava cercando di riorganizzare le idee, sapeva che quel tradimento l'avrebbe messa in grave pericolo, ma gli occhi di Franco le avevano rapito il cuore e decise che era giusto cercare di aiutarlo. Stava per indicare qualcosa a Felice quando in mezzo alla piccola radura si materializzò una sorta di grande cabina telefonica nera e fumante, un portale del male. La grande porta si aprì e davanti ai loro occhi si materializzò la scena che lo avrebbe perseguitato per il resto della sua vita; Franco cercava di divincolarsi dai due giganti che lo trattenevano ma era impossibile liberarsi dalla loro presa. Uno dei due con uno scatto fulmineo prese la ragazza e la trascinò dentro il portale, Felice era come paralizzato e l'ultima cosa che sentì furono le urla di Franco che chiedeva disperatamente aiuto e poi tutto si fece scuro.
Felice aprì gli occhi, risvegliato da un leggero suono che conosceva bene "Bentornato Felice" Disse sorridente la dottoressa "Come è andata questa volta, stai meglio?" Lui andava pazzo per quel sorriso. "L'ho visto ancora là, nella foresta e adesso sono convinto che lui sia ancora vivo. Devo andare in Sud America e vedere di riportarlo a casa" La donna attese un attimo prima di controbattere, sapeva che dopo simili esperienze i pazienti erano convinti di ciò che avevano visto e una parola detta nel modo sbagliato poteva spezzare il legame di fiducia che lei creava con loro. Servì del tè in due tazze e mentre l'uomo sorseggiava la bevanda calda provò a dire "Vedi Felice, sei ancora molto coinvolto da questa tragedia, la perdita di un amico in simili circostanze può provocare in chi sopravvive una sorta di senso di colpa che trasfigura la realtà, non sarebbe una buona idea tornare in quei posti adesso. Prima devi rielaborare tutti gli avvenimenti in maniera tale che tu sia pronto a gestire le tue emozioni. Allora, forse, potrai tornare in quei luoghi e ritrovare la serenità" Lui ammirava quella donna e decise di assecondarla "Hai ragione, è inutile tormentarmi il cervello. Grazie per il tè, ma adesso è ora che vada. Ci sentiamo per la prossima seduta, ok?" "Va bene Felice, cerca di stare tranquillo"
Il suono del telefono non la sorprese, se l'aspettava "Come è andata?" Chiese la voce all'apparecchio "Partirà, ne sono sicura" "E tu lo seguirai" "Ma? Non è meglio trattenerlo?" "No, i tempi sono maturi. Preparati, incontrerete un sacco di insidie"