In.giustizia

Rimboccò le coperte dei figli e baciò le loro guance. Era passata la mezzanotte e lei era ancora fuori casa, non che fosse una novità, ma adesso cominciava ad essere stanco di questa situazione e dopo mesi ad essersi roso il fegato, schiacciato dai sensi di colpa, aveva capito di non essere il responsabile del comportamento di sua moglie, o almeno non del tutto. Si preparò l'ennessimo caffè nella speranza di vederla rietrare, magari sobria e propensa ad ascoltarlo. Dopo un paio d'ore la senti, sorridente ed entusiasta stava salutando qualcuno alla porta, un uomo.
"Che ci fai ancora in piedi?" Era sobria il che significava solo una cosa, era stata con quell'uomo.
"Aspettavo mia moglie nella speranza di averla con me nel nostro letto"
"Senti, non è sera. Già che ci sei mettiti a dormire sul divano e vedi di non rompere, capito?" Lui non rispose, avrebbe voluto dire quanto la amava, quanto si sentiva ferito ed umiliato in quel momento. Poteva cambiare se lei lo voleva, doveva solo parlare, chiedere e lui si sarebbe adeguato.
"Mi hai sentito fallito? Ho detto vai a dormire sul divano!"
"Va bene tesoro"
"E non chimarmi tesoro!"
"Non urlare, svegli i bambini e dopo sai che faticano a riaddormentarsi"
"Ci mancherebbe solo questa. Sono stanca, non ho tempo per i loro capricci"
I bambini erano un maschietto di cinque anni e una femminuccia di tre. I primi anni del loro matrimonio erano trascorsi normalmente, senza sussulti. Lui lavorava come impiegato in una banca e lei come segretaria in un'azienda tessile del paese. Come tante giovani coppie avevano acquistato la casa aprendo un mutuo in banca e piano piano la stavano arredando. Lui aveva la passione della piscina e lei quella della palestra. Sua moglie era una di quelle donne che quando passano in strada fa girare i maschietti a guardarla ben benone, mentre lui da quel punto di vista non era niente di speciale. Si era sempre ritenuto un uomo fortunato, una bella e adorabile moglie, un lavoro gratificante e tanti amici. Con l'arrivo del primo figlio rinsaldarono ulteriormente il loro rapporto e la successiva nascita della figlia sembrava aver coronato definitivamente i loro sogni. Tutto procedeva bene, statisticamente rientravano nella categoria delle famiglie perfette, come nelle favole. Poi un giorno, proprio come nelle fiabe, l'incantesimo si ruppe. Quella sera, circa un anno prima, lei stava uscendo con i colleghi del lavoro per una pizzata aziendale, avrebbe pensato lui ai figli e lei lo baciò teneramente sulla guancia, come sempre. Ma quando rientrò era completamente fusa, fatta di droga e alcol. Preso dal panico lui chiamò il pronto soccorso che, una volta accertato l'accaduto, la fece ricoverare per precauzione. Il giorno dopo fu dimessa e tornò a casa e da quel momento non fu più la stessa donna.
"Penso io ai bambini, tu vai a riposare"
"Non sei tu che devi dirmi cosa devo fare" era arrabbiata.
La notte trascorse tranquilla, ultimamente si era abituato a dormire in cameretta con i bambini, il divano era troppo scomodo.
Alla mattina pensava lui a preparare la colazione e a portare i figli all'asilo, a volte lei mangiava con loro, come in quell'occasione.
"Ma che vestiti hai messo ai bimbi?" non vedi che sono ridicoli? Sei proprio un cretino, non capisci un cazzo"
"Cara modera i termini, ci sono i bambini" lui non si scomponeva mai
"E allora? E' giusto che sappiano come gira il mondo, se loro padre è un fallito, devono saperlo e non chiamarmi cara, lo sai che mi da fastidio"
"Va bene, ma adesso il fallito deve andare o i bimbi faranno tardi a scuola"
"Si, vai pure. E se qualcuno ride per il loro abbigliamento confessa i tuoi errori e non addossare le colpe a me"
Tutte le mattine la stessa storia, ormai non ci faceva più caso.
"Papone, ma perchè la mamma è sempre arrabbiata?" Il maschietto cominciava a fare domande, i bambini hanno dei recettori a cui non sfugge nulla.
"La mamma lavora tanto ed è stanca. Voi dovete fare i bravi e coccolarla tanto tanto"
"Ma lei non vuole le coccole" il bambino era sveglio.
"Ma si, vedrai che stasera ve ne farà un mucchio di coccole. Siamo arrivati, su; scendete che vi porto dentro"
Salutò i figli con amore e li lasciò in custodia alla maestra.
"Buona giornata e buon lavoro maestra"
"Buona giornata e buon lavoro anche a lei"
In realtà si era preso un giorno di permesso e salito in macchina prese la direzione verso il centro commerciale alle porte del paese. Aveva pensato a quel momento tante volte e non credeva di riuscire a restarsene calmo. Fermo nel parcheggio del grande centro, aspettò il suo contatto e dopo circa venti minuti una macchina chiara parcheggiò a pochi metri dalla sua. Scese dall'auto un uomo corpulento che portava con se una valigetta e rapidamente salì in macchina con lui. "Hai i soldi?" Chiese l'omone "Si, nelle borsa. Hai la merce?" Chiese a sua volta "Si, partiamo e andiamo a farci un giro" Dopo quindici minuti tornarono al parcheggio e prima che l'altro fosse sceso lui ringraziò "Non mi ringraziare" rispose l'uomo "hai pagato" e aggiunse con tono velatamente minaccioso "io e te non ci siamo mai conosciuti, devi dimenticarmi, ok?" "Ok, non ci siamo mai visti" confermò lui sicuro. Era andata bene, liscio come gli avevano garantito, un affare pulito e veloce.
"E adesso andiamo dalla mamma" disse parlando a se stesso.
"Ciao, cosa ci fai qui? Cioè, sono contentissima di vederti ma non sei al lavoro?"
"No mamma. Oggi ho alcune faccende da sbrigare e ho preso un giorno di permesso"
"Oh, hai fatto bene, lavori sempre; in banca, a casa, come un mulo"
"Si mamma, me lo dici sempre. Papà?"
"Tuo padre è in giro. Da quando si è messo con quelli della protezione civile ha sempre qualcosa da fare, vai a capire gli uomini. Non vedono l'ora di andare in pensione e poi quando ci arrivano si stufano e devono trovare qualcosa da fare, bha. Vuoi qualcosa da bere?"
"Un caffè mamma, vado di fretta"
"Ma se hai la giornata libera. Siediti un pò e raccontami, come vanno le cose a casa? Come va con tua moglie?" Sua mamma aveva sempre tenuto una linea neutrale, per lei la guerra si faceva in due e probabilmente aveva ragione.
"Va e non va, ultimamente sta peggiorando"
"Beve ancora tanto?"
"No mamma, penso frequenti un altro uomo"
"O santo cielo. E tu cosa fai? Non devi permetterle di..."
"Mamma, sta salendo il caffè"
"Spengo al volo. Ci vuoi la grappa?"
"No è meglio di no, se mi fermano mi ritirano la patente"
"Per un grappino?"
"Mamma dai, smettila. Sono venuto a dirti che forse mi trasferiscono lontano"
"E i bambini? E tua moglie?"
"Appunto. Mia moglie non penso vorrà o potrà prendersi cura dei bambini, quindi vorrei avere la certezza di poter contare su di voi"
"Ma certo tesoro, come no. Lo sai che io e tuo padre stravediamo per i nostri nipotini. Se la mamma è d'accordo potrebbero venir qua da noi e..."
"Mamma ti prego. Vediamo come vanno le cose, ti ho detto forse, non di sicuro; e poi per correttezza ne devo parlare anche con i miei suoceri"
"Certo, hai ragione, scusami. Ma sappi che io e tuo padre saremo sempre qui ad aspettarti se ne avrai bisogno"
"Lo so mamma, è per questo che sono qui. Adesso però devo proprio andare, salutami tanto papà"
Abbracciò la madre con foga e la donna si accorse che qualcosa non quadrava. Lo lasciò andare a malincuore.
Adesso toccava ai suoceri. Trovò lei indaffarata nelle faccende di casa, il marito era al lavoro. Anticipò la domanda di rito per accorciare i tempi della visita.
"Buongiorno signora. Ho preso un giorno di permesso per sbrigare alcune faccende e tra le altre cose era prevista anche una visita a lei" La suocera non la bevve e toltasi i guanti di lattice si mise a sedere sul divano della sala.
"Le cose tra te e mia figlia stanno peggiorando, siediti e racconta" Al contrario di tante suocere per lui lei era come una seconda madre, o forse come una sorella. Fin dalle prime volte che si erano incontrati era nato tra loro quel feeling che solitamente non c'è tra suocera e genero. Spiegò più o meno le stesse cose che aveva riferito alla madre, omettendo alcuni particolari scabrosi. Quello che stava per fare avrebbe cambiato la vita di tutti loro.
"Quindi stai per andartene lontano e vieni qui a dirmi che mia figlia potrebbe non essere in grado di badare ai propri figli. Bel coraggio!"
"Si, in effetti non dovrei metterla in questi termini, ma le assicuro che la cosa è grave"
"Certo ragazzo e io ammiro il tuo coraggio e la tua onestà. A suo tempo ti dissi che questa sarebbe diventata la tua seconda casa e cosi è. Vi daremo una mano noi e se me lo permetti vorrei fare due parole con mia figlia"
"Certo signora, magari domani però, stasera abbiamo degli impegni" e come con sua madre si abbracciarono e la donna avvertì chiaramente che qualcosa non andava.
Aveva dubitato delle sue capacità, invece era riuscito a superare l'esame con le due donne. Si fermò in una pizzeria per consumare il pranzo, in realtà sua moglie era a casa a quell'ora, ma lui non voleva scombinare i suoi ritmi, anche perchè non le aveva detto di non essersi recato al lavoro. Dopo aver mangiato fece una passeggiata per il centro del paese e ad un'ora prefissata si incamminò verso una chiesetta di periferia. Lì facevano messa anche al pomeriggio e dopo essersi confessato si accomodò in uno dei tanti banchi liberi. Partecipò alla funzione attivamente e fece la comunione. Alla fine uscì inginocchiandosi davanti all'altare facendo tre volte il segno della croce. Poi andò a recuperare la macchina e lentamente si diresse verso casa.
Sua moglie era già rincasata e stava mangiando con i bambini.
"Cosa mi guardi così? Avevano fame e gli ho dato da mangiare" Sapeva che lui odiava mangiare da solo.
"Avete fatto bene. Tra l'altro io non ho molta fame" salutò affettuosamente i figli accarezzando loro le teste. "Come stanno i miei guerrieri, passato una buona giornata?" Il maschietto rispose con voce stridula
"La mamma non ci fa le coccole, tu avevi detto che ci vuole bene" la donna guardò il marito in cagnesco
"Che storia è questa? Quali coccole, cosa hai detto ai bambini?" Si stava già alterando
"Nulla di grave. Mi sono solo permesso di dire ai nostri figli che ultimamente sei stanca e non hai tempo di far loro le coccole ma che comunque gli vuoi bene, tutto qui" Lei non ci credeva
"E' vero? Sta dicendo la verità vostro padre? Parlate, svelti!"
"Si mamma si. Il papà ci vuole bene sei tu che non ci vuoi più bene, perchè?" Il bimbo aveva sgranato gli occhi lucidi verso la mamma e la sorellina si era stretta vicino a lui. La donna ebbe un fremito, non sapeva cosa rispondere a quella creature e scatenò la sua ira verso il marito.
"Ecco. Una si fa un culo quadrato e il marito cosa fa? Aizza i figli contro di lei, bello stronzo che mi ritrovo in casa. Se non fosse perchè.."
"Adesso piantala!" Tuonò lui come mai aveva fatto prima. Nella cucina calò un silenzio spettrale. Si rese conto di aver esagerato il che lo rendeva euforico, ma i bambini andavano protetti e non spaventati.
"Smettila" proseguì con più calma "pensala come vuoi, io ti amo e i bambini ti vogliono bene, sei tu che ci hai abbandonato" e senza lasciarle il tempo di replicare si chiuse in bagno a far la doccia. Il vaso era colmo e adesso era sicuro di aver fatto la scelta giusta, quella sera avrebbe risolto i suoi problemi. Restò chiuso in bagno per parecchio e dopo essersi messo in pigiama uscì e si diresse in sala per recuperare i bambini e portarli a dormire, trovandosi però una scena insolita negli ultimi tempi. Lei stava accarezzando le testoline dei propri figli che si erano addormentati sulle sue gambe mentre guardavano dei cartoni animati sdraiati sul divano. Alzò lo sguardo verso di lui e parlò a bassa voce "Questa notte i bambini dormono con me, vai in camera loro a riposare" Lui fu completamente spiazzato da quell'atteggiamento e senza mangiar niente si corico nel letto del bambino immerso in un vortice di pensieri. E adesso? Aveva programmato tutto, per filo e per segno ma mai avrebbe pensato a questo genere di imprevisto. Doveva trovare una soluzuione, immediatamente. Si alzò e andò in camera a recuperare la sua borsa. Senza mai averne parlato, lei non lo voleva più nel letto insieme ma gli permetteva di usare la camera matrimoniale come aveva sempre fatto.
I bambini erano già nel lettone mentre lei era sul divano a guardare un programma televisivo, di quelli che lui reputava una scemenza. Adesso o mai più, fu il suo pensiero. Tornò in cameretta e aprì la borsa contenente la merce ritirata alla mattina: una pistola dotata di silenziatore e già carica. Pochi attimi e avrebbe risolto la faccenda. Si diresse verso la sala cercando di non fare il minimo rumore, ma l'orecchio fino di sua moglie lo sentì. Nella penombra della sala, creata dalla luce della televisione, lei scorse il marito che si avvicinava furtivamente senza veder bene cosa tenesse in mano.
"Non ci pensare nemmeno. Il fatto che abbia preso con me i bambini non ti deve creare false aspettative, anzi, mettiamo subito in chiaro le cose. Io ti ho tradito e non me ne vergogno" Lui stava per premere il grilletto, il cuore pompava a mille. "Tuttavia" continuuò lei "so che sei un buon padre e i nostri figli hanno bisogno di te, di noi, anche se le cose non saranno più come prima" nel frattempo lui nascose la pistola dietro la schiena e cominciò ad indietreggiare lentamente "Quindi cosa vuoi da me adesso?" chiese la donna
"Niente, mi ero illuso, lo sai come sono fatto. Adesso che ci penso ho dimenticato un importante documento in ufficio che domani mattina presto devo portare assolutamente in un'altra filiale. Mi cambio e faccio una corsa subito, non ti preoccupare, torno in un baleno" Lei non si scompose anche se le sembrava strano quel comportamento. Lo definiva un fallito ma sapeva che nel suo lavoro era preciso e metodico. Sarà questa situazione di merda, pensò lei senza convinzione.
"Vado e torno subito, non mi aspettare in piedi"
"Non ci penso nemmeno" sentenziò lei senza giri di parole.
In macchina fu assalito da un sacco di dubbi, stava facendo la cosa giusta? Si, si disse. Amo troppo mia moglie e i miei figli e in questo momento sarei un pericolo.
Suonò al videocitofono, una voce giovanile e assonnata rispose "Mi dica, posso esserle utile?"
"Sono qui per denunciare un tentato omicidio, mi faccia entrare, grazie"
Il giovane carabiniere lo accolse gentilmente facendo segno di accomodarsi su una poltroncina.
"Vado a chiamare il mio superiore, sarò da lei tra un attimo" dopo qualche minuto il ragazzo fu di ritorno con un uomo di qualche anno più anziano che si presentò e poi disse
"Lei è qui per denunciare un tentato omicidio. Mi segua nel mio ufficio che chiariamo la faccenda"
"Non c'è niente da chiarire. Fuori, sulla mia macchina, c'è una borsa con al suo interno una pistola carica e dotata di silenziatore. L'ho acquistata al mercato nero per uccidere mia moglie. Ma stasera mi sono accorto di quanto la amo e sono qui per autodenunciarmi, altrimenti faccio una pazzia. Arrestatemi!"
Nonostante la paura di vendette, aiutò le forze dell'ordine ad individuare il gruppo di venditori d'armi. Fu processato per acquisto e detenzione di arma da fuoco illegale e il suo avvocato difensore riuscì a far passare in secondo piano il motivo dell'acquisto e viste tutte le attenuanti, la piena confessione e collaborazione dell'imputato, la pena fu abbastanza mite. Dopo un breve periodo di detenzione in carcere, fu affidato ad un centro di reinserimento.
La moglie accettò di collaborare con gli operatori per riallacciare i rapporti con il marito e alla fine del programma la coppia poteva ritenersi soddisfatta. Lui sarebbe rientrato a casa da sua moglie e i suoi figli, con l'intento di ricreare una famiglia unita e felice.
Quel pomeriggio una delle addette del centro, che si era messa d'accordo con la moglie, lo stava riaccompagnando a casa; era libero, aveva scontato la sua pena. Arrivati davanti casa lui scese titubante.
"Hai paura?" Chiese la ragazza
"L'ultima volta che sono uscito di qui, stavo scappando per non ammazzare mia moglie. E'  passato del tempo e adesso ho paura di come troverò la casa, i bambini, mia moglie"
"Dai! Dai! Sali che ti aspettano, buona fortuna"
"Grazie" in realtà aveva un brutto presentimento. Non credeva a quelle cose ma aveva un nodo alla gola e faticava a salire in casa, forse era l'emozione. "Speriamo" si disse.
Trovò la porta d'entrata socchiusa, in un certo senso se lo aspettava, era il segno di benvenuto. Entrò con fare circospetto, si sentiva un intruso, ma nessuno gli venne incontro. "Vuoi vedere che si sono nascosti?" Dopo aver guardato in cucina si diresse verso la camera matrimoniale, la porta era chiusa. Gli batteva forte il cuore, aprì e... Una scena orribile si presentò ai suoi occhi "Nooo..." Gridò disperatamente. Dietro i corpi senza vita della sua famiglia un grosso cartello appeso alla parete recitava: NON HAI DIMENTICATO!