ORKIDEA LA BELLISSIMA

In quasi tutti i paesi del mondo i costumi si sono evoluti, ben detto in quasi perché nella maggior parte di quelli mussulmani è il sesso maschile ad imporsi in tutti i campi dopo che Maometto aveva espresso nel Corano le sue teorie la maggior parte maschiliste. In Albania, paese bagnato dal mare e quindi approdo anche di navi passeggeri la situazione degli abitanti era rimasta quella medioevale. Orkidea era nata a Durazzo, la madre Furtuna (solo nel nome) era come tutte le sue paesane praticamente schiava delle consuetudini del paese ed ovviamente di quelle del marito Algas (un nome che in italiano dice tutto) che affermava: “Dopo Iddio comando io!” Orkidea sin da piccolissima mostrava una bellezza fuori del comune (tutta sua mamma), capelli biondi, occhi verdi, nasino e bocca deliziosi, era anche intelligente, insomma una bambina fuori del comune. All’asilo era coccolata dalla maestra che le insegnava delle poesie che la bimba recitava a casa con gran piacere della mamma e molto di meno del padre chiuso nell’idea che le femminucce dovessero solo badare alla casa e fare dei figli. A dieci anni Orkidea era stata promessa sposa ad un trentenne tale Bepin il cui nome sembrava più essere un veneto anziché un albanese, fra l’altro era mezzo pelato, solo un merito, era ricco di famiglia. La giovane promessa sposa era compagna di classe di Nerita una ragazza espansiva ma povera di famiglia che a diciotto anni decise, tramite agenzia, di recarsi in Italia per fare la badante, le era capitata Drusilla una vecchia signora romana abitante in via Sicilia nel quartiere dei Parioli. Nerita era rientrata a Durazzo per assistere ai funerali della madre, aveva rivisto Orkidea, ormai sedicenne che, dopo l’esame di terza media, per ordine paterno era rimasta a casa senza proseguire negli studi. Nerita venticinquenne aveva acquisito la mentalità italiana, prese a cuore la situazione dell’amica e: “Se vuoi posso cercare di farti imbarcare a venire con me a Roma, ad una vicina di casa della signora che accudisco è morto il marito e cerca una badante, saresti capace di farla?” “Tutto pur di sparire da qui, secondo quell’animale di mio padre dovrei sposare quanto prima un trentaseienne brutto, antipatico e stronzo, figurarsi se ho voglia di andarci a letto, fra l’altro sono vergine.” “Sto pensando, hai un passaporto?” “No solo una carta di identità.” “Domani mattina la nave traghetto Claudia alle tre salpa per Ancona, a quell’ora non potrai uscire di casa quindi devi passare la notte a bordo, conosco bene di persona il comandante Santonocio, Santo di nome, il mio primo…amore non gli chiederò un miracolo ma solo di farti dormire nella sua cabina, alle diciannove dovremmo essere ad Ancona, poi treno sino a Roma.” Orkidea era pensierosa, come fare? “Nerita comprese i problemi dell’amica: “Confidati con tua madre, vedi se la sera prima dell’imbarco riesci a scappare di casa, non c’è altra soluzione.” Furtuna non si aspettava la notizia della partenza improvvisa di sua figlia, si dovette sedere e guardò Orkidea in viso, comprese che fuggire di casa era la migliore soluzione per la ragazza, le riempì un borsone di vestiario, la baciò in fronte, era cosciente della buriana che l’avrebbe colpita da parte del marito una volta che si fosse reso conto della fuga della figlia ma ‘cuore di mamma…’ Nerita era sul molo che aspettando l’amica, Santo era in cima alla scaletta, accompagnò le due ragazze nella sua cabina e una volta dentro: “Non mi avevi pensato che la tua amica fosse tanto bella…” “Ricordi i versi della Traviata: ‘Stai lungi da lei!’” Mi accontenterò della sostituta, mia cara sarà per noi una nottata incredibile, è da tempo che non trovo un passeggera passabile…”
La due ragazze passarono ambedue una notte insonne, Nerita per motivi sessuali (Santo era arrapatissimo), Orkidea per l’angoscia di aver lasciato sua madre che immaginò preda dell’ira di quel maledetto caprone di suo padre ma ormai: ‘alea iacta est’ ricordò Orkidea i versi di Giulio Cesare nel passare il Rubicone. Dinanzi a lei una nuova vita che sperava più felice. Dal porto di Ancona alla stazione in taxi e poi acquisto di due biglietti e salita nella carrozza di prima classe sul treno rapido per Roma pronto al secondo binario, tutto era andato liscio. Arrivo nella capitale alle una di notte, taxi sino a casa della signora Drusilla che era stata avvisata da Nerita dell’arrivo di una sua amica. Pian piano entrarono nell’appartamento, la badante aveva le chiavi. La mattina alle dieci fu la signora Drusilla a svegliarle delicatamente, dimostrò di essere una vera signora, aveva preparato la colazione anche per loro due. Dopo il passaggio in bagno Nerita ed Orkidea fecero onore alla colazione, avevano saltato la cena. Nerita riprese il suo posto di badante presso la signora Drusilla che fu contenta di rivederla, Orkidea apprese quali erano i compiti di una badante nella casa dove era ospite, pian piano cominciò ad essere apprezzata anche dalla signora Valeria e soprattutto da suo figlio Giacomo che rimase subito affascinato dalla bellezza dell’albanese la quale si guardò bene dal dargli confidenza, di uomini aveva conosciuto solo suo padre e le era bastato. Giacomo abitava nel’appartamento di fronte a quello di sua madre, aveva voluto l’indipendenza per portarci la bella di turno di cui divideva le ‘grazie’ con l’amico Alberico, nobile decaduto che aveva nominato direttore del suo supermercato tipicamente romano denominato ’Er Mejio’. Giacomo ogni giorno che la incontrava si sentiva sempre più attratto da Orkidea la quale evitò di assecondarlo, chiusura totale da parte sua. Valeria da donna si accorse dei desiderata del figlio e: “Ancora non l’hai capito, la mia badante di uomini non ne vuol proprio sentirne parlare o meglio avere dei rapporti, mi ha confidato i suoi precedenti nel paese natio, non posso darle torto, dalle del tempo.” Giacomo era stanco di quel rapporto a rimpiattino, capì finalmente che l’unica via per raggiungere il suo ‘cuore’ era sposare la ragazza, lui che era contrario al matrimonio ma a mali estremi…Ne parlò con la mamma che, stanca della situazione si disse d’accordo con suo figlio e fu portatrice presso Orkidea del progetto matrimoniale. Orkidea non si aspettava questa proposta, ragionò a lungo con se stessa, lati positivi: acquisizione della cittadinanza italiana, fine del suo lavoro di badante, tutti i benefici di una moglie peraltro notevoli, tutto sommato Giacomo era un bel giovane ed anche simpatico, lati negativi: uno solo, perdita della sua libertà, i lati positivi erano in maggioranza, rispose affermativamente alla proposta di Giacomo, data fissata dopo quindici giorni, erano nel mese di luglio. Giacomo era contento come un bambino, ormai aveva perso ogni speranza di aver ‘rapporti’ con la ragazza. Per la prima volta baciò in bocca la promessa sposa poi in compagnia di Nerita si recò presso un negozio ben fornito di abiti da sposa, ne scelse uno molto castigato, scartò quelli molto sexy, ancora non aveva assorbito la mentalità occidentale. Cerimonia presso la Delegazione Municipale competente per territorio, testimoni per lei Drusillla e Valeria, per lui Alberico e Nerita. Il Delegato Municipale fece i complimenti di rito agli sposi con una punta di invidia per lo sposo che si era accaparrato una tal bella figona. Festeggiamenti presso la villa di proprietà di Drusilla vicino il mare di Sperlonga, presenti i quattro testimoni e Bastiano il gestore della seaside house. E dopo aver mangiato e ben bevuto…nulla a che fare con la canzone dello spazzacamino. Valeria prima di partire per Roma, all’orecchio del figlio: “Sii delicato” Risposta con tono alto del figlio: “Mamma sembri tu la madre della sposa!” Tutti risero, avevano compreso quello che Valeria aveva sussurrato al figlio, unica eccezione Orkidea, ricordava le parole della madre sulla sua prima notte di matrimonio. La albanese spense le luci grandi della camera matrimoniale, rimase acceso solo un piccolo abat jour, non si era mai fatta vedere nuda da un uomo. Giacomo fu nei limiti del possibile delicato, Orkidea collaborò non lamentandosi, così fini la prima volta. I due novelli sposi dopo due giorni rientrarono a Roma, Orkidea guidava la Mini Cooper del marito anche se aveva solo il foglio rosa. Furtuna ricevette le foto del matrimonio della figlia, pianse a lungo e le nascose, se le avesse viste il marito le avrebbe fatte e pezzi. Gli sposi ogni giorno andavano nelle vie di Roma dove erano ubicati i negozi più chic per acquistare vestiti e scarpe. Orkidea oltre che sempre più stupenda era diventata elegantissima, un dea ormai conosciuta in tutto il quartiere, Giacomo era diventato oggetto di invidia dei maschietti che facevano il raffronto con le loro mogli. Quel che Orkidea non comprendeva era la stretta amicizia di suo marito con Alberico, era venuta a conoscenza che il nobile decaduto era diventato un secondo figlio per Valeria che lo aveva fatto studiare a sue spese ma…Una sera a letto dopo una libagione a base di pesce innaffiata abbondantemente dal pregiato Verdicchio: “Cara devo farti una confessione, io, per dirla all’inglese sono un cukold…” “Ho studiato quella lingua ma mi sfugge quel termine.” “Vuol dire che mi eccito vedendo mia moglie fare l’amore con un altro, questa è la mia natura, sono anche bisessuale.” Orkidea si rese conto del perché suo marito a letto fosse piuttosto scarso. “Ne parliamo domani a mente più serena, sogni d’oro!” La jeune marièe si rese conto del perché della insoddisfacente sessualità del marito, lei non aveva mai provato un orgasmo come descritto da Nerita, lo aveva messo in conto fra i lati negativi di Giacomo ma ora si era prospettata una realtà nuova che non sapeva se accettare o meno, prevalse la curiosità. Alla cena della serata successiva era stato invitato anche Alberico che aveva sfoggiato sullo smoking bianco anche lo Stemma Araldico della famiglia con gran risate di Orkidea. “Che è quella medaglia, sei stato in guerra?” “Sono un nobile anche se decaduto, i miei antenati si sono ‘mangiato il patrimonio di famiglia a me resta…” “Vedo dal bozzo dei tuoi pantaloni la tua qualità primaria, andiamo in bagno tutti e tre, sarà una nuova esperienza. Orkidea si era eccitata sessualmente, Alberico sfoderò un ‘bambolotto’ notevole, quello di Giacomo era sul moscio. “Non vi preoccupate pr me, fra poco anche io…” Visto che Alberico si era dato ad un cunnilungus sino ad orgasmi ripetuti da parte di sua moglie, iniziò a masturbarsi sempre più quando il ‘ciccio’ dell’amico entrò fino in fondo nella vagina di Orkidea mitragliandola di sperma, finalmente la dama provò qualcosa di estremamente piacevole e godette a lungo ed alla grande. Orkidea aveva scoperto la sua vera natura, ormai sentiva il bisogno di rapporti sessuali ogni giorno, Alberico dichiarò forfait, Giacomo lo sostituì in qualche modo fomentando il desiderio con un vibratore nel suo popò, solo così riusciva ad eccitarsi ed a far felice la moglie di cui ogni giorno era sempre più innamorato. Anche Orkidea aveva apprezzato la disponibilità del marito che, giunto al limite delle sue forze sessuali, accettò l’idea della ‘compagnia’ a sua moglie di altri maschietti reperiti fra i suoi ex compagnia di scuola, tutti sposati e quindi affidabili. Ed allora fu la volta di Alessio, di Claudio, di Vittorio e di altri tutti ben ‘maruggiati’, Orkidea si era scoperta ninfomane. Ritornò in campo anche Alberico. Pure Nerita chiese ed ottenne di partecipare ai festini messa al corrente della situazione dalla sua amica. Giacomo una mattina mentre si trovava all’interno del suo supermercato, notò una signora molto attraente ma dallo sguardo aveva qualcosa di particolare:”Gentile signora sono il padrone di questo supermercato, posso offrirle la merce da lei scelta?” ”D’accordo, grazie della gentilezza.” La voce era poco femminile, era un trans. Usciti dal locale Giacomo la invitò a casa sua convinto che avrebbe incontrato i gusti di sua moglie. All‘esterno Roma dava il meglio di sé, il sole martellava vetri e cromature della macchina che rimandavano i raggi accecando gli occhi. Del vapore si alzava dall’asfalto bollente, gli alberelli secchi non muovevano una foglia ed il sudore era un adesivo che si attaccava ai vestiti. In auto: “Io sono Daphne, sono a Roma per un giro turistico, non pensavo che gli italiani fossero così generosi.” “Le presenterò mia moglie, è bellissima, le piacerà.” Al citofono: “Cara ho una sorpresissima per te, affacciati alla finestra.” Orkidea scorse una bella dama, forse Giacomo voleva farle provare un amore lesbico.” Venite su, sarà un piacere conoscere la signora.” Daphne era più alta anche di Giacomo: “Sono brasileira, ho qualcosa in più di una donna!” Orkidea comprese quale fosse la sorpresa annunciata dal marito, aveva letto qualcosa sui trans ma non aveva pensato di un incontro con uno o una di loro, l’idea non le dispiacque. Al suo arrivo:”Non l’abbraccio, sono anch’io sudata, a Roma d’estate fa un caldo infernale, le propongo una doccia.” “Daphne non se lo fece due volte, una doccia rinfrescante era quello che desiderava. Si spogliò dinanzi ai due sfoderando un uccellone spropositato tanto da impressionare i due coniugi, chi dei due l’avrebbe apprezzato? Daphne rientrò nel salone con sopra i capelli un asciugamano a mò di turbante e con indosso un accappatoio, era proprio sexy. “L’ora del pranzo si avvicina, spero apprezzerai la cucina romana.” “Mio nonno era di Napoli per questo parlo bene l’italiano, mi ha sempre parlato bene dell’Italia e dei suoi abitanti, voi ne siete la prova.” Il trans apprezzò molto manicaretti locali: pasta asciutta ala amatriciana, arrosti di carne, carciofi alla Giudia vino Sangiovese, ananas e caffè. “Il vostro caffè è unico, da noi la maggior parte è all’americana, una schifezza.” Nel frattempo Giacomo aveva allungato un piede all’inguine di Daphne con la conseguenza :”Non so chi è dei voi due ha allungato una gamba ma mi ha fatto eccitare.” Si alzò in piedi e mostrò quel mostro di batacchio che sembrò ai due più lungo di quanto lo avevano visto la prima volta. Orkidea more solito prese in mano la situazione: “Io sarei per un trenino, Daphne nella mia gatta, Giacomo nel suo popò.” La situazione anche con variazioni sul tema piacque ai tre conseguenza Daphne rimase a Roma per una settimana sin quando: “Signori è stata per me una vacanza che ricorderò per sempre, qualora doveste venite a Rio questo è il mio biglietto da visita.” La ciliegina sulla torta la mise Nerita che rivelò alle due signore anziane i maneggi che stavano avvenendo nella loro scala ed a cui anche loro potevano partecipare. Dapprima Drusilla e Valeria pensarono ad una boutade poi dietro conferma di Giacomo e di Alberico si ricredettero, in fondo i sessant’anni odierni sono il corrispondente di quarant’anni di tempo addietro, si sentirono più giovani e pronte… La spinta finale fu data da Giacomo, da Alberico e da Nerita con una specie di decalogo. Primo: ‘la vita è breve, godiamocela sino in fondo senza seguire i suggerimenti sbagliati dei conformisti e dei puritani. Secondo: amate profondamente, il tempo passa e fugge via. Terzo: ‘siate pronte e libere di amare altrimenti rimpiangerete un passato grigio e senza soddisfazioni. Quarto: ‘C’è tempo un sola vita per amare in altre parole vivere, Antifone docet. Firmato: le persone che vi vogliono molto bene e sperano che siate felici anche sessualmente.’ Lo scritto era stato presentato a Drusilla ed a Valeria da Nerita con tanto di abbraccio alle due dame. Notte sleepless, solo la mattina una specie di dormiveglia. Fu sempre Nerita ad accompagnare le due ‘anziane’ dal dottor Alberto che: ‘È una vita che non vi fate vedere, una bella visita ginecologica…” ”Niente di particolare, solo una secchezza vaginale dovuta all’età ed ad una…mancanza di uso della topa. Datevi da fare,vi prescrivo delle pillole e un lubrificante per la vagina con l’augurio che la riusiate presto!” La sera stessa Giacomo andò in camera di Drusilla e Alberico in quella di Valeria. I due maschietti iniziarono col classico cunnilingus che portò le dame ad un dimenticato orgasmo, lo stesso fu seguito da una immissio penis altrettanto gradito e foriero di una molto gradita goduria sessuale, Valeria addirittura provò un piacere inusitato, fortissimo quasi da farla svenire, Alberico le aveva trovato il punto G, quei piacevoli esercizi furono ripetuti anche nei giorni successivi, tutti insieme ad esibirsi in grandi scopate! Il via vai dei signori estranei al condominio fu notato dal portiere Marzio che veniva tacitato con mance generose da parte di quei inquilini temporanei, il suo silenzio era sicuro, c’è ancora chi pensa che il denaro non faccia la felicità (insieme al sesso!)