A Saira

Più volte in passato lessi
l'espressione
dei tuoi occhi lucenti:
e quel che il tuo fascino
in me concepiva
io non curai affatto,
né volli di ciò compiacermi
perché ingenuo e fanciullo.

Entrambi assistemmo
al trascorrer degli anni,
ma l'un dall'altra separati
crescevamo incontro
ad un triste destino,
scacciando con foga
ingiusti timori.

E quando,
in felici serate di festa,
danzavamo muti
tra luci e colori
‐ stretti teneramente
nell'elegante abbraccio ‐
ogni allegrezza,
ogni forma di gioia
diveniva per noi
infausto tormento,
come amanti
di un dolente peccato.

Per quanto vanamente
io mi sforzi non riesco,
non posso da te distaccarmi!
Che questa sia la mia sorte
non m'importa,
ma non voglio che tu, mia cara,
abbia per sempre a soffrirne,
tu che sei di mia madre
prediletta nipote.

(Poesia dedicata a Saira Auditore, cugina dell'autore:
da "Dal diario di un innamorato", 2021)